Lesbo – Turchia – Lampedusa – Roma: Sulle orme di SS Pietro e Paolo

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Non focalizziamoci troppo sui dodici profughi siriani accolti (nell'assoluta legalità) a San Pietro. Papa Francesco non si è recato a Lesbo per creare colpi di scena mediatici. Certo, la prevalenza della sua visita in tutti i media internazionali è stata senza precedenti (incluso su BBC, Financial Times, New York Times e Al Jazeera); quello che però dovrebbe muoverci, se non commuoverci, è il significato profondo (ecclesiale, cristologico ed escatologico) degli eventi di Lesbo. In altre parole, mentre i media fanno il loro lavoro, i fedeli sono chiamati ad osservare e partecipare alla missione del Papa ispirati e rafforzati nello Spirito.

Riconoscere lo Spirito nei fatti di questi giorni implica pure chiedere alla ragione che cosa sta accadendo e come l'Europa si sta muovendo sul tema, in particolare che cosa sia l'accordo sulla Turchia e quali siano le implicazioni morali di tale accordo.

Il sito ufficiale http://europa.eu/rapid/press-release_MEMO-16-963_en.htm fornisce una buona base di partenza, almeno per rendersi conto del fatto che sufficienti cautele sono state adottate per assicurare che i migranti rimandati in Turchia possano trovare adeguata protezione. Ad esempio, nel caso di minori o di appartenenti a gruppi etnici particolari (pensiamo ai curdi o a cristiani provenienti da aree a rischio), le autorità europee dovranno dimostrare che il ritorno in Turchia non mette a repentaglio la vita del migrante. Nel contempo, sia Turchia sia Grecia ricevono cospicua assistenza per far fronte all'emergenza ed il processo di riavvicinamento tra Turchia ed Unione Europea (volto ad un'eventuale accessione della Turchia all'Unione Europea) viene rimesso sull'agenda.  

Facile criticare l'accordo mettendone in luce gli aspetti più controversi (in particolare l'affidabilità della Turchia come partner umanitario e politico e la ripresa degli arrivi dalla Libia). Sta di fatto che gli effetti dell'accordo si sono fatti sentire rapidamente ed i flussi di migranti sulla rotta di Lesbo sono già diminuiti di almeno il 70%. L'Unione Europea si è pure impegnata a continuare ad accogliere richiedenti di asilo che si presentino per vie legali (cioè tramite le autorità consolari) e che soddisfino i requisiti richiesti dallo statuto di rifugiato. E' legittimo dunque ritenere che i veri perdenti in questo caso siano i traghettatori ed i migranti economici che verranno rimandati in Turchia (e da lì, ove possibile, ai loro paesi di origine). 

La domanda che dovremmo semmai porci è se l'Occidente sta facendo abbastanza per rispondere ai bisogni delle vittime dei conflitti, ovvero coloro che in Siria, Libano, Turchia, Sudan, Etiopia, Iraq, Pakistan o altrove, si ritrovano ad abitare in campi d'accoglienza dopo aver perso tutto e sostenuto traumi di tutti i tipi.

L'opinione corrente è che con tutti i cittadini poveri o a rischio povertà, il costo associato all'accoglienza dei profughi non è politicamente né socialmente accettabile. Quello che il Papa ci vuole dire, credo, è che simili argomenti non sono cristiani e che nostra responsabilità (in particolare istituzioni e cittadini abbienti) è di trovare soluzioni al problema dei profughi in spirito di operosa ed efficiente solidarietà.

Il messaggio del Papa non è per niente astratto. L'Italia e la Grecia hanno compiuto sforzi importanti ma è l'Europa intera che deve saper porre il problema nei giusti termini e fornire soluzioni congrue. Quali sono le origini del problema, quanto aiuto possiamo offrire, come meglio fornirlo?

La non disponibilità di vari paesi europei a non trovare soluzioni ambiziose e condivise (spesso trincerandosi dietro un patetico isolazionismo geo-politico) non può essere condonata, né deve giustificare risposte altrettanto miopi in Italia. Come evidenziato dal Papa, siamo di fronte ad eventi storici che richiedono intelligenza e cuori fuori dell'ordinario.

A noi cittadini e credenti incombe non solo di mobilitarci a livello di associazioni  e movimenti a fini umanitari, ma anche di chiedere alla politica di dare soluzione efficaci e solidali che rispettino la vita e la dignità dei migranti, specie di coloro che hanno subito gli effetti della guerra, della violenza e dell'odio. 

Costoro guardano all'Europa come terra dei diritti e di prosperità che nei secoli ha goduto di vantaggi economici e politici nelle aree di origine e che spesso ha collaborato con gli stessi regimi che oggi producono terrore e morte. Confinare il problema dei profughi ai campi di accoglienza di Lesbo e Lampedusa o delegare la responsabilità a Turchia, Libano o altri paesi che ospitano campi profughi non è degno di un Continente che crede nella pace e nella possibilità di giocare un ruolo globale.

Il monito del Papa è senza ambiguità: i profughi sono Cristo sofferente e saremo giudicati su come li accoglieremo. La ritrovata comunione con la Chiesa Ortodossa non poteva trovare terreno migliore. Ciò non vuol dire aprire le porte all'insicurezza e l'illegalità. Il contrario. Dobbiamo impegnarci a rispondere nella sicurezza, nella legalità e nell'efficienza come testimoniato da Papa Francesco, a Lesbo, a Lampedusa, prossimamente in Turchia. La fede e la ragione ci fanno intuire che la generosità sincera non sarà delusa. 

Massimo De Luca