Lavoro e senso della maternità

Affermare che noi siamo veramente liberi deve oggi considerarsi come una battuta spiritosa. Gli slogans, gli annunci pubblicitari, i martellamenti radio-televisivi, la violenza delle manifestazioni, prima ci stordiscono e poi ci convincono. Andare contro tali convinzioni "indotte" significa negare l’evidenza solare.

In questa situazione si trova chiunque oggi volesse fare una qualche obiezione, sia pur minima, circa il lavoro della donna. Trattando tale problema non si può infatti ignorare l’attuale esi­genza che ormai la donna ha del lavoro. Il lavoro extra familiare è divenuto, per la donna, un diritto e una conquista. Significa, infatti, aiuto alle esigenze economiche della casa, autosufficienza, indipendenza, attuazione piena della propria personalità...

Voler spendere una parola contro tale definitiva conquista significherebbe essere tacciati di antifemminismo e schiavismo femminile.

 

 

 

Non c’è dubbio che il lavoro femminile ha una notevole importanza. Ma non si dovrebbe riflettere che se il Signore ha fatto, in tutti i sensi, la donna differente dall’uomo, noi dobbiamo rispettare tali diversità e sottolineare quei valori di cui solo la donna è portatrice ?

Verrà giorno in cui il lavoro apparterrà soprattutto alla macchina, ma non sarà mai possibile che noi attendiamo da una macchina la gioia di nuovi bimbi, il senso della maternità, l’intuizione e la comprensione di una madre, la generosità e il sacrificio eroico di una donna, la capacità educatrice che nasce solo da un cuore di mamma.

In passato si è troppo chiesto alla donna relegandola, con gelosia ossessiva, a guardia del focolare e dei figli; ma è lecito, oggi, togliere a lei la missione di sposa e di madre attorno a cui orbitano tutti gli altri valori essenziali della società?

Il mondo va male e dobbiamo cambiarlo; ma questo sarà un tentativo inutile se non affronteremo i problemi della famiglia. Nessuna famiglia, però, potrà mai essere realmente tale se nel suo interno non è attivamente presente un cuore di madre.

La donna abbia pure il suo ruolo lavorativo, ma purché questo non attenui la sua ricchezza femminile e non la spenga come sposa e come madre.

È solo su questi principi che può essere costruita la spiritualità familiare che deve vedere, contemporaneamente, la donna inserita soprattutto nelle realtà sociali (scuola, giustizia, politica, ecc.) anche fedele alla missione unica di generatrice e formatrice dell’umanità.

 

G. Giaquinta, Famiglia comunità d'amore - inedito (1976)