Effatà! Invito e dono per tutte le famiglie del mondo

Il Vangelo di questa Domenica ci ha raccontato la guarigione del sordomuto. In questo uomo si trova ritratta anche la malattia che non di rado colpisce le nostre famiglie.

La sordità, che ci rende estranei ai bisogni, ai sentimenti e alle esigenze dell’altro, spesso è generata dalle mille incombenze che travolgono le nostre giornate, talvolta è acuita da inquietudini e paure che ingombrano i nostri pensieri, altre volte aggravata da distanze via via più marcate nel tempo che ci chiudono nei nostri egoismi e ci allontanano a tal punto da chi ci sta accanto, da renderci sordi anche a chi chiama gridando la nostra considerazione.

Il mutismo, che ci isola nel nostro io e alza barriere di incomprensibilità, non si esprime sempre e solo nel silenzio: accade ad esempio chi si manifesti in mille parole, recriminazioni, proteste e pretese, espresse in un linguaggio incomprensibile all’altro, a cui a volte suonano addirittura solo come un fastidioso rumore. Sarà forse la paura di condividere le nostre verità più intime, o forse il risultato di ripetute delusioni per non essere stati compresi, o ancora il desiderio di essere ascoltati frammisto alla difficoltà di comunicare.

Queste tentazioni sono quotidianità per tante famiglie di ogni età, religione, cultura. Per ciascuna di loro, certamente, Gesù ogni giorno, guardando verso il cielo dice: “Effatà, Apriti!” e implora dal Padre il dono della guarigione.

E il prodigio ci raggiunge tutti; nel nostro esser padri, madri, o figli, sorelle e fratelli, nonni o nipoti…

Le nostre orecchie si aprono, se abbiamo l’attenzione e la pazienza di fermarci, ascoltare, capire, accogliere. Il nodo della nostra lingua si scioglie, se ci sforziamo di cercare il bene e di iniziare a ringraziare, se troviamo parole di incoraggiamento e di gratitudine e di lì partiamo per riprendere a dialogare. Sono solo piccoli passi. Il miracolo di Gesù non è magia che in un colpo risolve tutti i problemi e ci immerge in un mondo privo di difficoltà, ma è dono di amore, fermento di rinnovata comunione che fa di ogni famiglia una comunità, dove nessuno è più solo.

                                                                                                                                                     

 Giulia Sergiacomo