Noi...nella Chiesa, noi della Chiesa

Siamo più preoccupati di piantare fiori, che di togliere erbacce.

Siamo più preoccupati di gareggiare nello stimarci a vicenda, che di sottolineare le differenze fra noi.

Siamo preoccupati di far vedere la bellezza della famiglia, dicendo che il legame matrimoniale è una cosa seria  e che lo è per tutti, non solo per i credenti.

Siamo preoccupati di curare in ogni modo l’arricchimento reciproco dell’uomo e della donna.

Siamo preoccupati di far trovare uno spazio vitale tra un padre e una madre ad un bambino che nasce.

Siamo preoccupati di reincantare il mondo con il desiderio dell’altro e educare il desiderio a decentrarsi.

Siamo più preoccupati di fare della via del dialogo la via maestra per affrontare ogni questione, piuttosto che erigere steccati e muri  additando realtà immaginarie che ritardano l’avvento della realtà vera.

Siamo preoccupati di accendere luci in tutta la comunità ecclesiale piuttosto che farci trovare separati e divisi.

 

Nell’incontro tenutosi a Roma il 19 settembre tra i responsabili nazionali di associazioni, movimenti e comunità ecclesiali con Don Paolo Gentili, Direttore dell’Ufficio Nazionale della Pastorale familiare della Cei, e Mons. Nunzio Galantino, Segretario Generale della Cei, è salito forte l’invito a rimanere ancorati alla realtà perché la realtà è superiore all’idea. E la realtà è la famiglia e non gli slogan per proteggerla.

Cosa tutela la famiglia? La disponibilità reale a farsi strumento della pedagogia di Dio, che è pedagogia del dialogo e non è pedagogia arrendevole. E’ prioritario saper indicare la proposta piuttosto che farsi esperti di diagnosi apocalittiche o di pericoli e deviazioni. Anche se ci scontriamo con una realtà che è dolorosamente, crudamente, ideologicamente lontana da quella che vorremmo, la via da seguire non è né quella della rassegnazione, né quella della cattiva apologia ovvero del muro contro muro, né quella dell’occultamento della realtà. Occultano la realtà i purismi angelicati, i progetti più formali che reali, l’eticismo senza bontà, gli intellettualismi senza saggezza (Evangelii Gaudium 231). L’idea staccata dalla realtà al massimo classifica, distingue, ma non coinvolge.

Diamo allora ragione della speranza che è in noi. Partiamo dalla famiglia. Parliamo della famiglia facendone vedere tutto il potenziale, riscoprendo l’alleanza tra l’uomo e la donna, dialoghiamo consapevoli della nostra vocazione di famiglie riconoscenti a quanti ogni giorno operano a sostegno di tutte le situazioni difficili che sono molte e molto diverse tra loro.

 

Questa è stata la parte più bella e importante per me nell’incontro del 19 settembre: sentire la Chiesa nella sua multiforme presenza nel mondo, vedere che la vita delle persone è spesa nella realtà e non nei concetti, che tutti coloro che si incontrano non sono situazioni da catalogare ma persone con le quali fare un tratto di strada, che la comprensione della realtà è assai lungi dall’esserci tutta svelata ed è questa  che chiede la nostra disponibilità reale.

Non possiamo non mettere la nostra fede alla prova del reale.  E il dialogo con l’altro non è semplicemente un suono che fuoriesce dalla bocca.  

                                                                                                                                                                                      Nicoletta Sechi