GSU 2012: Affamati dello stesso pane

Ci sono al mondo milioni di uomini, donne, bambini che hanno fame. Molti di noi, forse, non sapranno mai cosa vuol dire. La fame contrae lo stomaco, oscura la mente, toglie ogni energia.

La fame è un argomento scomodo, suscita imbarazzo e paura, compassione e senso di impotenza, ci costringe a riflettere, a tacere.

Eppure se l’uomo non avesse fame, se magicamente qualcuno gli inibisse gli stimoli della fame, morirebbe, morirebbe di fame. La fame spinge l’uomo a procurarsi il cibo, a nutrirsi per crescere, la fame aiuta a vivere…a non morire. Il nostro corpo è fatto così. La fame difficilmente si può ingannare.

Non è lo stesso, forse, per la nostra anima, per la nostra vita interiore.

 

Riempiamo le nostre giornate, le nostre case, i nostri spazi di tante cose. Cerchiamo salute, benessere, successo, affermazione e rischiamo che tutto questo stordisca i recettori del nostro cuore, illuda le nostre menti e ci renda deboli, fiacchi, impoveriti.

Perché se ci guardiamo dentro, se ci fermiamo ad ascoltare i desideri più profondi del nostro cuore, ci scopriamo affamati di verità, liberta, giustizia, tenerezza, amicizia, amore… ci scopriamo tutti affamati dello stesso pane.

Allora iniziamo a capire le parole che il Maestro di Galilea ripeteva alla folla: “Beati gli affamati!”.

Non erano solo la promessa di una ricompensa escatologica per i miseri della terra, ma anche un auspicio per ogni uomo, perché cercasse, oltre al cibo, anche Dio, che è Amore.