Irlanda - Terra di Missionari e di Missioni

English Version

Dal Mondo – 8 gennaio 2016

 

Carissimi, buon anno innanzi tutto.

Tra le cose belle vissute nel 2015, metto in conto l'ennesimo ritorno a Dublino, questa volta con fratelli e nipoti a seguito, e la possibilità di rivedere vecchi compagni di Università (Trinity College), colleghi ed amici. Solo poco giorni, tra luglio ed agosto; abbastanza però per far rivivere un amore mai sopito. 

Rispetto al mio periodo dublinese (1997-2003) molte cose hanno assunto un aspetto parecchio diverso; specie nei quartieri prossimi al porto, si vedono i segni di un boom edilizio troppo rapido (quello del periodo 2002-2008), risultato nella gravissima crisi del 2009 da cui ora il paese pare essere riuscito a risollevarsi: lussuosi complessi di uffici ed appartamenti si susseguono là dove in passato di trovavano abitazioni popolari, bische e aree dismesse. Dopo la calma piatta durata qualche anno, si nota ora una graduale ripresa delle attività economiche un po' dappertutto accompagnata dal più classico dei fenomeni economici dublinesi: i prezzi degli immobili sono tornati a livelli folli.

Monastero di Skellig Michael
Monastero di Skellig Michael

Gli ultimi 20 anni irlandesi sono stati tumultuosi non solo dal punto di vista economico ma, forse ancora più profondamente, da quello sociale e religioso, al punto che coloro che hanno conosciuto l'Irlanda e gli irlandesi prima della fine millennio, farebbero non poca fatica a ritrovarcisi.

 

In pochi anni l'Irlanda è passata dall'essere terra per antonomasia di emigranti e missionari a terra di immigrazione e di istituzioni ecclesiali allo sbando. Il paese pullula di Europei venuti da pressoché tutti i paesi dell'Unione (con una certa preponderanza da parte di polacchi, spagnoli e italiani) e africani (soprattutto nigeriani). L'immigrazione in Irlanda è stata complessivamente una storia di successi. L'immigrazione proveniente da paesi di tradizione cattolica è stata ovviamente poco problematica (a parte i soliti casi d'abuso del sistema); anche l'immigrazione africana ha assunto caratteri molto diversi da quelli tipici in altri paesi (compresa l'Italia). Se nel 1997 era pressoché impossibile incontrare persone di colore, nel 2002 la comunità sub-sahariana era già in grado di organizzare un festival culturale. Per loro, la scelta dell'Irlanda è dettata soprattutto da desiderio di intraprendere studi nonché da esigenze di famiglia (ricongiungimenti, parti, etc) che in molti casi si sono realizzati son successo.

Trinity College – Dublin – Old Library
Trinity College – Dublin – Old Library

La transizione più visibile è stata tuttavia quella legata al rapido svuotamento delle chiese e degli istituti religiosi cattolici. Ciò non può sorprendere più di tanto considerato quanto emerso nel rapporto Ryan del 2009, ovvero che, come emerso in un'inchiesta svolta in più di 200 istituti religiosi, l'abuso e le molestie su minori rimase "endemico" durante vari decenni (per ulteriori dettagli si veda: Commission to Inquire into Child Abuse). In questo contesto cupo, il Congresso Eucaristico del 2012 è parso a molti (compreso al sottoscritto) una specie di rito funebre, celebrato secondo forme e formule non più rispondenti alla realtà  della società irlandese e perfino offensivo nella misura in cui un certo ritualismo e pietismo pre-conciliare ha saputo riaffiorare rendendo ancora più amare le lacrime di chi da quella stessa Chiesa aveva subito torto.

Il problema degli abusi, d'altronde, non è il solo capo d'accusa contro la Chiesa cattolica in Irlanda; una serie di pratiche mediche relative al parto ed applicate ad ignare gestanti con gravi conseguenze per la loro salute risultarono indotte da direttive ecclesiali volte ad evitare la sterilizzazione o l'uso di contraccettivi (specie nei casi di donne che avevano già subito multipli parti cesarei). 

Per quanto queste vicende rimangano dolorose ed in parte irrisolte, sarebbe erroneo concludere che esse hanno decretato l'estinzione della Chiesa cattolica irlandese. 

Innanzitutto, per quanto endemico o sistemico, il problema degli abusi e delle molestie su minori ha interessato una minima percentuale di individui affidati alle cure di istituti religiosi. La vasta maggioranza di irlandesi educati in istituti religiosi hanno solo ottimi ricordi del loro periodo formativo. Di fatto, le scuole cattoliche rimangono le più gettonate, le più affidabili e quelle che offrono più alte garanzie di rispetto e qualità formativa.

Lo stesso si potrebbe dire dell'assistenza medica prestata in strutture cattoliche.

Se è vero che la Chiesa cattolica ha in passato beneficiato di una sostanziale immunità e di un'esagerata capacità di influenzare la società, la spiritualità cristiana irlandese ha radici che vanno ben oltre questi problemi. La santità di tanti monaci, religiosi e laici irlandesi ha davvero saputo cambiare le sorti di tanta gente, non solo in Irlanda ma in tutto il mondo.

Ad oggi rimangono solo 1600 missionari irlandesi nel mondo, una frazione di quanti l'Irlanda ne abbia prodotti nel secolo passato. Ma essi portano avanti una tradizione enorme di bene fatto di evangelizzazione, cura dei poveri e dei malati e, soprattutto, educazione. In Nigeria, come in Sud Africa, il numero di persone formate da missionari irlandesi è impressionante, trovandosi ovunque, a volte con esiti non esattamente condivisibili (come nel caso di Robert Mugabe, il pluri-eletto e famigerato presidente dello Zimbabwe, formato da gesuiti irlandesi) ma molto più spesso sorprendenti (basti pensare a Sanusi Lamido Sanusi, musulmano, già acclamato governatore della banca centrale della Nigeria ed ora Emiro di Kano, formatosi dalle suore irlandesi di Kaduna!).

L'anima cristiana dell'Irlanda è stata segnata da eventi storici importanti (le carestie, le lotte di indipendenza, l'emigrazione, ecc.) ma non è pensabile che mutate le circostanze quest'anima così grande, così profonda sia andata persa.

Di fronte all'esito del referendum sul matrimonio omossessuale dello scorso maggio (vinto ampiamente dal fronte a favore della sua legalizzazione) molti cattolici italiani potranno aver dedotto che nulla rimane del cattolicesimo in Irlanda. Le prese di posizioni, abbastanza concilianti, di diversi prelati irlandesi di fronte all'esito referendario ha inoltre suscitato forti reazioni in Italia che hanno puntato il dito su un paese percepito come cristianamente allo sbando. Mi permetto di differire. Senza voler entrare nel merito del referendum, l'atteggiamento dei vescovi irlandesi ha di fatto anticipato molte delle posizioni del sinodo, ovvero un'attenzione maggiore attenzione alle esigenze sollevate dalla gente. Sta di fatto che l'interesse per la Chiesa Cattolica sta segnando un lieve recupero in questi mesi.

Nel cuore degli irlandesi rimane il sigillo della Trinità così come annunciata ed insegnata da San Patrizio. La Trinità, mistero d'amore e di santità, riporterà in Irlanda nuove primavere dello spirito.

Massimo De Luca