Profezia, prossimità, speranza.

Riportiamo alcuni stralci significativi del discorso tenuto a braccio da Papa Francesco durante l'udienza a chiusura dell'anno dedicato alla Vita consacrata.

 

Profezia, Prossimità, Speranza: tre pilastri di futuro consegnati in un colloquio appassionato, paterno e sincero.

Cari sorelle e fratelli,

ho preparato un discorso per questa occasione sui temi della vita consacrata e sui tre pilastri. Profezia, prossimità, speranza. Ho consegnato al Cardinale Prefetto il testo, perché leggerlo è un po’ noioso, e preferisco parlare con voi di quello che mi viene dal cuore. D’accordo?

 

Religiosi e religiose, cioè uomini e donne consacrati al servizio del Signore che esercitano nella Chiesa questa strada di una povertà forte, di un amore casto che li porta ad una paternità e ad una maternità spirituale per tutta la Chiesa, un’obbedienza… […] Questa è la profezia, contro il seme dell’anarchia, che semina il diavolo. “Tu che fai?” - “Io faccio quello che mi piace”. L’anarchia della volontà è figlia del demonio, non è figlia di Dio. Il Figlio di Dio non è stato anarchico, non ha chiamato i suoi a fare una forza di resistenza contro i suoi nemici; […]. Quando voi accettate per obbedienza una cosa, che forse tante volte non ci piace…si deve ingoiare quell’obbedienza, ma si fa. Dunque, la profezia. La profezia è dire alla gente che c’è una strada di felicità, di grandezza, una strada che ti riempie di gioia, che è proprio la strada di Gesù. È la strada di essere vicino a Gesù. È un dono, è un carisma la profezia e lo si deve chiedere allo Spirito Santo: che io sappia dire quella parola, in quel momento giusto; che io faccia quella cosa in quel momento giusto; che la mia vita, tutta, sia una profezia. Uomini e donne profeti. E questo è molto importante. “Mah, facciamo come fanno tutti…”. No. La profezia è dire che c’è qualcosa di più vero, di più bello, di più grande, di più buono al quale tutti siamo chiamati.

 

Poi l’altra parola è la prossimità. Uomini e donne consacrate, ma non per allontanarmi dalla gente e avere tutte le comodità, no, per avvicinarmi e capire la vita dei cristiani e dei non cristiani, le sofferenze, i problemi, le tante cose che si capiscono soltanto se un uomo e una donna consacrati diventano prossimo: nella prossimità. […] La vita consacrata mi deve portare alla vicinanza con la gente: vicinanza fisica, spirituale, conoscere la gente. […] Prossimità! Qual è il primo prossimo di un consacrato o di una consacrata? Il fratello o la sorella della comunità. Questo è il vostro primo prossimo. E anche una prossimità carina, buona, con amore. Io so che nelle vostre comunità mai si chiacchiera, mai, mai… Un modo di allontanarsi  chiacchiere. Sentite bene: non le chiacchiere, il terrorismo delle chiacchiere. Perché chi chiacchiera è un terrorista. È un terrorista dentro la propria comunità, perché butta come una bomba la parola contro questo, contro quello, e poi se va tranquillo. Distrugge! Chi fa questo distrugge, come una bomba, e lui si allontana.[…]Prossimità! Se tu butti la bomba di una chiacchiera nella tua comunità, questa non è prossimità: questo è fare la guerra! Questo è allontanarti, questo è provocare distanze, provocare anarchismo nella comunità. E se, in questo Anno della Misericordia, ognuno di voi riuscisse a non fare mai il terrorista chiacchierone o chiacchierona, sarebbe un successo per la Chiesa, un successo di santità grande! Fatevi coraggio! Le prossimità.

 

E poi la speranza. E vi confesso che a me costa tanto quando vedo il calo delle vocazioni, quando ricevo i vescovi e domando loro: “Quanti seminaristi avete?” - “4, 5…”. Quando voi, nelle vostre comunità religiose – maschili o femminili – avete un novizio, una novizia, due… e la comunità invecchia, invecchia…. Quando ci sono monasteri, grandi monasteri, e il Cardinale Amigo Vallejo [si rivolge a lui] può raccontarci, in Spagna, quanti ce ne sono, che sono portati avanti da 4 o 5 suore vecchiette, fino alla fine… E a me questo fa venire una tentazione che va contro la speranza: “Ma, Signore, cosa succede? Perché il ventre della vita consacrata diventa tanto sterile?”. Alcune congregazioni fanno l’esperimento della “inseminazione artificiale”. Che cosa fanno? Accolgono…: “Ma sì, vieni, vieni, vieni…”. E poi i problemi che ci sono lì dentro… No. Si deve accogliere con serietà! Si deve discernere bene se questa è una vera vocazione e aiutarla a crescere. E credo che contro la tentazione di perdere la speranza, che ci dà questa sterilità, dobbiamo pregare di più. E pregare senza stancarci[…] Il Signore che è stato tanto generoso non mancherà la sua promessa. Ma dobbiamo chiederlo. Dobbiamo bussare alla porta del suo cuore. 

 

Papa Francesco, 1° febbraio 2016