Graziella Prestifilippo. La Chiesa forte nella prova.

Il 14 febbraio scorso, presso la Parrocchia della Natività del Signore di Catania, il Movimento Pro Sanctiatate ha animato un ritiro spirituale rivolto a tutta la comunità. Riportiamo gli stralci più significativi dell'’intervento-testimonianza di Maria Francesca Ragusa, oblata apostolica.

 

"La trama della vita è intrisa di sofferenza fisica, morale e spirituale. Questo potrebbe schiacciarci in un’aridità interiore che ci allontana da Dio, oppure divenire, se l’accettiamo positivamente, uno strumento di redenzione e santificazione. Con Cristo scegliamo di dare la vita e nel dolore affermiamo: “Padre nelle tue mani affido il mio spirito”.

Saliamo sulla Croce e lasciamo che il nostro cuore impari ad amare e riposi nel Cuore di Cristo, un cuore aperto alla compassione per tutti. La nostra sofferenza sia condivisione con il dolore di tanti nostri fratelli che non sanno alzare lo sguardo al Crocifisso e perdono la speranza. Soffriamo e offriamo con loro e per loro."  (Graziella Prestifilippo)

Il tema è forte: Graziella Prestifilippo…la Chiesa forte nella prova. Spero ci faccia sempre più prendere consapevolezza che la fede, l’appartenenza alla Chiesa, al corpo di Cristo non è una “cosa” superficiale ma è una “cosa” seria, ci interpella, ci deve interessare, ci impegna, ci muove… La fede, ma anche far parte della Chiesa, non è un aspetto della nostra vita, è la nostra vita, coinvolge tutto di noi, scelte, obiettivi,comportamenti, meta.Certo che la Chiesa è nella prova, perché è fatta di uomini provati a livello di salute, di situazioni difficili, di scandali che a volte ci fanno vacillare, di incoerenze di vita. Ma la Chiesa è nella prova anche perché è attaccata da quella parte di mondo che la pensa diversamente, che ci attacca fortemente, è nella prova perché non sempre siamo uniti… Gesù ha pregato perché fossimo UNO, ma non lo siamo… e a volte la prova più grande che vive la Chiesa è che non si distingue per onestà, per rettitudine, per fedeltà… ci lasciamo trascinare e va a finire che non c’è nessuna differenza tra un cristiano e tra chi non lo è. La Chiesa è nella prova perché ormai siamo una minoranza e questo a volte ci scoraggia. E’ nella prova per mille motivi ma forse anche perché non intravediamo tanta santità dentro di noi e attorno a noi. Dove sono finiti i santi? I testimoni? Quelli che fanno sul serio? Quelli che amano al massimo? Coloro che danno la vita? Grazie a Dio ci sono ma fanno poco rumore… fa più rumore un albero che cade che mille alberi che nascono e crescono… La Chiesa è nella prova perché c’è l’ISIS che ammazza i cristiani, sangue innocente viene sparso nel mondo che è proseguimento del sangue di Cristo, che lava le colpe, purifica e dona vita … redime. Finché la Chiesa avrà dei martiri sarà santa perché è lavata, il sangue innocente ridona la veste bianca del battesimo a ciascuno, dona vita nuova, anticipo di risurrezione.

Oggi, in questa giornata di ritiro, a farci compagnia ci sono tante persone. Primo fra tutti Gesù Crocifisso, questo tema non può non avere come immagine Gesù Crocifisso che grida: “Ho sete” e “Padre perdona loro perché non sanno quello che fanno”. In ogni prova che ci attraversa abbiamo bisogno di guardare Gesù Crocifisso, è Lui che ci sostiene, è Lui che ci sta accanto, è presente, comprende il dolore e ce ne dà il senso… sangue versato dai martiri e lacrime versate da noi rendono la Chiesa bella e ci consola sapere che “Egli asciugherà ogni lacrima”.

In questo momento potremmo chiederci: Quali prove sto attraversando? Quali persone o quali situazioni metto dinanzi a Gesù Crocifisso….dobbiamo, nel dolore ,essere illuminati dalla sua luce se no è tutto buio, oscuro e si colora di disperazione, abbiamo bisogno della sua consolazione, della sua forza, del suo amore.

Altre persone ci fanno compagnia oggi e lo scopriamo leggendo il Vangelo di Luca (Lc 5,17-26).

Mi voglio soffermare su questi quattro uomini che sono una forza della natura, uomini ricchi di fede che li porta a servire, ad operare, ad andare, uomini che non si fermano dinanzi a nulla perché amano, hanno a cuore la vita del loro amico, sanno chi è Gesù e cosa può fare…può guarire la “paralisi” del corpo ma soprattutto del cuore. Hanno uno scopo, un obiettivo, mettere il malato dinanzi a Gesù, di fronte, faccia a faccia. La misericordia dinanzi alla miseria, il Guaritore dinanzi al malato, il perdono dinanzi al peccato, la Via dinanzi all’immobilità, la Speranza dinanzi alla disperazione.  Mi sono chiesta se questo passo c’entra con il tema che stiamo affrontando ma ho pensato che la Chiesa è nella prova perché soffre del fatto che non tutti conoscono Gesù, che molti sono paralizzati, fermi e hanno bisogno di qualcuno che faccia conoscere a amare Gesù, far comprendere che Lui solo è la salvezza. I quattro uomini si caricano del dolore dell’uomo paralizzato, superano gli ostacoli, non si arrendono, non si rassegnano….guai a una chiesa rassegnata… portano davanti a Gesù e prestano le gambe, il cuore e la loro fede è operativa…li mette in cammino. I quattro uomini sono segno di comunione uno si mette a passo con l’altro… sono segno di una Chiesa bella non ripiegata su se stessa ma alla ricerca di pecorelle perdute, di Chiesa in uscita verso gli uomini provati da paralisi di ogni tipo. I quattro uomini pongono l’uomo dinanzi a Gesù che lo guarisce prima dal peccato e poi dalla paralisi del corpo, perché è il peccato la paralisi più pericolosa, è più importante la salvezza che la guarigione. “Vista la loro fede…disse”.

La Chiesa è nella prova quando vuole primeggiare, come la folla, gli scribi e i farisei, quando non dà spazio a Dio e ai fratelli. La Chiesa è nella prova e soffre quando non ha questi quattro uomini che rompono gli schemi che sanno che prima viene l’amore e poi la legge, che ricordano le gesta del buon samaritano. I quattro uomini sono segno di una Chiesa matura che non vuole essere coccolata, protetta ma che ama e dona se stessa per gli altri.

La Chiesa è nella prova quando non si chiede più: COSA POSSO FARE PER GLI ALTRI?

E adesso è il momento dell’altra compagna di viaggio di questo ritiro: Graziella Prestifilippo. Vi confesso che per me è difficile parlare di lei, perché mi emoziono, sono convinta che le parole non bastano a descrivere la sua vita, ma ci provo perché i testimoni vanno fatti conoscere perché ci danno una spinta a vivere in santità.

Graziella è un’oblata apostolica che ha vissuto 33 anni , è morta nel 1995 ( io ho vissuto un anno con lei) dopo una vita spesa per amore di Gesù Crocifisso e degli altri. Era entrata nell’Istituto il 14 settembre giorno dell’esaltazione della Croce ed è morta a 33 anni. Vi sembra un caso? A me no! Perché lei amava alla follia Gesù Crocifisso, ha donato la vita a Lui per la redenzione dei fratelli, offriva tutto a Lui per la salvezza degli altri, in particolare dei sacerdoti, delle sue figlie più piccole, per amore del Movimento Pro Sanctitate. In una sua canzone cantava: il mio amore è Cristo Crocifisso, il suo sguardo è fisso su di me, voglio soffrire con Cristo Crocifisso e voglio amare con gioia e umiltà.  Il Signore l’ha presa in parola, era una persona gioiosa, creativa, esuberante, con tantissimi doni, sapeva parlare, cantare, suonare la chitarra, scrivere, giocare …quando entrava lei si riempiva la stanza di energia positiva, di sorriso, di canto, di amore… ma era una persona anche che viveva come Gesù quando piangeva su Gerusalemme, una volta l’ho vista in cucina in lacrime e le ho chiesto perché?  E lei mi ha risposto con le parole di San Francesco: perché “l’Amore non è amato”. Aveva parlato a telefono con una consacrata in crisi che voleva abbandonare la sua vocazione.

Graziella pregava molto, la trovavo in cappella spesso e spesso pregava la Via Crucis con lo sguardo rivolto a Gesù Crocifisso. Graziella era come uno dei quattro uomini del Vangelo si caricava della sofferenza altrui e pregava, aiutava, sosteneva, incoraggiava tutti e la frase che ripeteva più spesso era: “GESU’ ti ama, lasciati amare”! Graziella era amante dell’umanità infatti portava a Gesù tutte le persone che incontrava, ma anche tutte le notizie del tg, tutto e tutti la interessavano e tutto e tutti diventava motivo di preghiera e di offerta. Non era estranea a niente e a nessuno e sognava una Chiesa santa e cantava: “noi siamo una famiglia”. La Parola che l’accompagnava sempre era: “Nessuno ha un amore più grande di questo dare la vita per gli amici”. Quando stava male… (tumore al pancreas) mi scriveva: “Mi portano Gesù Eucaristia per questo sto bene”. “Osservo il cielo e penso, chiusa in questa stanza  che ormai sarà la mia cella dove pregare, accogliere la gente che viene a trovarmi, lavorare e cercare Dio”.  Non si è mai lamentata della sua malattia ma offriva tutto … amava la vita e ha lottato per guarire ma nello stesso tempo diceva: “Nell’abbandono sta la mia forza”. Chi andava a farle visita riceveva forza, amore e serenità e  a chi era imbronciato, triste, arrabbiato ripeteva: “GUARDA IL CIELO”!!! Graziella ha scritto tanti canti, tante preghiere, tante via crucis… ma la cosa che ci ha lasciato più di tutte è l’amore incondizionato a Gesù, il fidarsi di Lui nella gioia e nella malattia, il suo amore per il cielo, il suo desiderio di offrire tutto per la salvezza dei fratelli, il suo donare tempo, energie e preghiere per tutti, il far sentire importante l’altro perché amato da Dio. Voleva essere per tutti una segnaletica per il Cielo pronta a scomparire quando non serviva più  e penso ci sia riuscita… è stata forte nella prova per questo adesso è forte nel ricordo. La Chiesa ha bisogno di santi, di gente stabile, di rocce… di gente che sa donarsi sempre. Io chi voglio essere? Quale posto voglio occupare nella Chiesa? Sono disposto a soffrire per la Chiesa e a dare la vita? Energia, tempo, servizio… vita? Io sono convinta che lei ha donato la vita anche per me… e non posso che essere grata di avere questa amica e sorella speciale.

Concludo con una storiella che mi ha scritto Graziella mentre pregavamo in cappella:

Ti auguro di pregare come le stelle. Sai come pregano le stelle? A noi sulla terra ci arriva ancora la luce di una stella che forse è già morta. Così sono le preghiere dei santi che ci raggiungono anche se sono morti ma vivono nel cielo di Dio che chiama le sue stelle per nome ed esse brillano di gioia per Colui che le ha create dicendo: “Eccomi”.

Questa storiella l’ha scritta a marzo e a settembre è morta…. Abbiamo una stella in cielo che prega per noi! Noi siamo disposti a diventare stelle che brillano nella notte e donano luce in vita e in morte?

 

Maria Francesca Ragusa