Gioia dell'incontro che unisce

Padre santo,

custodisci nel tuo nome coloro che mi hai dato,

perché siano una cosa sola, come noi. 

Gv 17,11

 

Qual è il grado dell’amore? È quello, esemplare, di Cristo: come Cristo ha amato il Padre fino a compiere perfettamente la sua volontà e a morire in croce, come Cristo ha amato i fratelli fino al punto di morire per essi, anche noi dobbiamo amare così.

Nasce quindi la dialettica del massimo, verso il Padre, verso i fratelli; nasce il concetto di Cristo nostra causa esemplare che ci unisce a sé, che ci inserisce nella Trinità, che deve dettare la legge della nostra carità, del nostro amore verso Dio e verso la gente.

In che modo dobbiamo amare Dio, in che modo dobbiamo amarci tra di noi? Ecco la parola caratteristica, la pietas, quel rapporto di parentela profonda, quel rapporto intimo, familiare verso Dio Padre e verso i fratelli che nascono nel medesimo focolare, nella medesima casa; tutti fratelli, figli del Padre.

Questa è la realtà della communio soprannaturale. Se noi comprendessimo queste cose, se comprendessimo che tutti quanti noi siamo chiamati a questa communio, impareremmo ad amare il Padre e ad amarci tra noi. Se comprendessimo che in fondo, quando parliamo di santità, non parliamo altro che di queste cose, avremmo tutto un altro rapporto tra noi e con il Signore, e veramente ci sforzeremmo di amare Cristo, la Trinità che dimora in noi e in Cristo Gesù, nell’Eucaristia. Nella Trinità troveremmo i nostri fratelli e li ameremmo; sono brutti, sono belli: c’interessa? La realtà più profonda è che in loro c’è Cristo, c’è la Trinità; questa è la realtà, qui si fonda l’amore, la carità.

G. Giaquinta, La Communio