Gesù giunse a una città della Samaria chiamata Sicar, affaticato per il viaggio, sedeva presso il pozzo.
Era circa mezzogiorno.
Giunge una donna samaritana ad attingere acqua.
Le dice Gesù: "Dammi da bere".
Gv 4, 5-7
La Samaritana è una espressione viva del nostro mondo moderno. Esso, come già la peccatrice di Samaria, ha tentato di dimenticare il senso del soprannaturale.
Il precetto di Gesù è chiaro: noi dobbiamo rimanere nel mondo cercando di allontanarci dal male.
Non ci ha detto di allontanarci ma di rimanere in questo mondo per cospargere di sale la putredine del male; non ci ha detto di nasconderci, ma di gettare fasci di luce sulle anime che di luce hanno bisogno; non di segregarci, ma di metterci in vista come città fortificata sul monte.
Dobbiamo rimanere in mezzo al mondo per conoscerne le miserie, per poterle curare, per poter dire alle anime bisognose una parola di comprensione che abbia l'accento e l'affetto di chi conosce e comprende il male. Anche da un punto di vista psicologico, non si può negare che l'espressione e l'intensità con cui scende la parola di chi conosce le difficoltà in cui un'altra persona si agita, sono assai diverse dalle parole che possono venire da coloro che solo hanno imparato sui libri. E poi non dimentichiamo che il nostro mondo è in una continua fase di cambiamento. Prodigioso camaleonte, si tramuta ininterrottamente sotto la spinta di un dinamismo stancante. E noi dobbiamo seguirlo, questo mondo, in tali suoi mutamenti.
E’ indispensabile che non ci allontaniamo da esso se non vogliamo presto passare nelle retrovie e sentirci terribilmente retrogradi. Il mondo cambia ed anche la nostra tecnica di apostolato deve cambiare. Le esigenze sono nuove ed i nostri metodi devono essere nuovi; le difficoltà sono varie ed i nostri modi per risolverle debbono essere vari.
Guglielmo Giaquinta - Programma di Vita Spirituale