Gesù cerca collaboratori

Lc 5,17-26

 

Il passo del Vangelo Luca è preceduto da un’immagine bellissima di Gesù che si ripete sempre  e sempre assume colori ricchi di amore, dialogo, complicità, unione. Gesù, dopo che insegna, incontra le persone, guarisce, “si ritira in luoghi deserti e prega”. Rimetteva tutto nelle mani del Padre, il dialogo di Gesù con il Padre commuove, sta con Lui e sicuramente da intercessore consegnava al Padre le persone, i volti, le situazioni, i guariti, i cuori duri: “Abbiamo un grande intercessore presso il Padre” ci comunica la lettera agli Ebrei.

Gesù lo incontriamo nelle sinagoghe, nelle piazze,ma anche nelle case. Non ha luoghi privilegiati Gesù ma dove c’è l’uomo c’è Lui.

Gesù abita la nostra umanità: dove c’è l’uomo c’è Dio! Gesù oggi insegna in una casa, dentro una stanza. Ad ascoltarlo ci sono gli scribi, i farisei e la folla, venuti tutti per ascoltarlo. Gesù aveva l’autorità per parlare e la potenza del Signore per guarire.

La stanza è piena ma arrivano quattro uomini che sono una forza della natura, uomini ricchi di fede che li spinge a servire, ad operare, ad andare. Uomini che non si fermano dinanzi a nulla perché amano, hanno a cuore la vita del loro amico, sanno chi è Gesù e cosa può fare: può guarire la “paralisi” del corpo ma soprattutto del cuore. Hanno uno scopo, un obiettivo: mettere il malato dinanzi a Gesù, di fronte, faccia a faccia. La miseria a dinanzi alla Misericordia, il  malato dinanzi al Guaritore, il peccato dinanzi al Perdono , l'immobilità dinanzi alla Via, la disperazione dinanzi alla  Speranza .

Ma c’è un problema: la folla, i farisei, gli scribi  impediscono il passaggio, sono  una barriera. Quante volte nella nostra vita siamo stati barriera, ostacolo per chi voleva incontrare Gesù? Con i nostri modi di fare, con il nostro linguaggio, con i nostri pregiudizi. I quattro uomini non hanno un nome ma sono immagine di stabilità, di comunione, di interesse per l’altro, di unione, di fede, di cammino: portano l’altro, lo sollevano, lo fanno camminare prestando le loro gambe, lo calano dall’alto e lo pongono davanti a Gesù, nel mezzo della stanza. Torna il tema iniziale: l’intercessione, il ponte tra Dio e il paralizzato è formato da questi uomini! (magari potessimo mettere i nostri nomi tra questi quattro).

Gesù vedendo la “loro fede”. Cosa vuol dire questo? Che possiamo fare molto per gli altri! Portare il peso dell’altro, pregare per l’altro, accompagnarlo, sostenerlo, parlare a Dio di tutti i fratelli. “Vedendo la loro fede Gesù disse: “uomo ti sono perdonati i peccati”. Perché la vera paralisi è il peccato,(peccato significa sbagliare il bersaglio) prima viene la salvezza e poi la salute, prima viene il perdono e poi la guarigione. Ho visto tante persone sane paralizzate e tante persone malate che volano e fanno volare con la loro comunione con Dio, con la loro familiarità con Lui.

La salvezza è per sempre, per l’eternità. La guarigione è limitata nel tempo… cosa chiediamo a Dio nelle nostre preghiere? Abbiamo mai pensato di pregare per la salvezza?

Gli scribi e i  farisei non hanno capito nulla, non riescono a gioire e a godere delle cose che fa Gesù, del bene che fa: discutono, ragionano e si perdono convinti della loro verità, hanno gli occhi chiusi e il cuore indurito. Gesù potrebbe spiegare per ore e ore chi è e cosa è venuto a fare nel mondo… ma …. con quale risultato?

Gesù continua e dice: “Alzati”, verbo della resurrezione, “prendi il tuo lettuccio e torna a casa tua”. Porta con te il segno del tuo limite per non cadere negli stessi errori, per non allontanarti da Dio. Porta il tuo lettuccio perché dalla paralisi non si guarisce una volta per tutte. Ogni giorno dobbiamo porci davanti a Gesù, faccia a faccia per rimanere sani, saldi nella fede, per allontanare il peccato, per rimetterci in cammino. “Torna a casa tua” , tra i tuoi e sii portatore di Gesù,e sii portatore di altri uomini da porre in mezzo alla stanza.

Chi siamo oggi? Con chi ci identifichiamo? Scribi, farisei, folla, uno dei 4 uomini o il paralitico malato o guarito?

Cosa siamo chiamati a fare? A stare dinanzi a Gesù sempre…,  fisicamente dinanzi alla Parola, dinanzi all’Eucaristia… perché se non ci lasciamo istruire e convincere da Lui facciamo tanti errori. Quante volte in Chiesa, in famiglia, a lavoro ci dimentichiamo il nostro essere cristiani? 

Se stiamo dinanzi a Gesù diventeremo sempre più intercessori, porteremo con noi , davanti a Lui il mondo, la Chiesa, i nostri cari, i nostri colleghi. Dobbiamo chiedergli di darci gli occhi suoi per vedere la verità di noi stessi, per saper chiedere di liberarci da tutte quelle paralisi che bloccano nell’amore, nella donazione, nel servizio umile. “Torna a casa tua”… questa sera Gesù lo dice anche a ciascuno di noi… e glorifica Dio perché sei perdonato, perché può fare di te un santo se tu gliene dai la possibilità, torna a casa tua e ringrazia sempre per quelle persone che ti hanno portato dinanzi a Gesù: i genitori, gli insegnanti, il prete…ciascuno sa! Facciamo memoria. E ricordati che sei chiamato ad intercedere, ad essere ponte e non ostacolo.

 

Dopo questi fatti cosa fa Gesù? Chiama Levi… anche lui paralizzato dalla sua disonestà : “Non sono venuto per i sani ma per i malati”. Il mio Dio entra nella mia casa, mi parla, mi guarisce e mi manda…. E i farisei e gli scribi continuano a mormorare perché non hanno capito che Dio è diverso dagli uomini… è il Dio di tutti e per tutti.

 

Maria Francesca Ragusa