Tenera carne del mio Dio fatto uomo

Le dolci note delle canzoni natalizie risuonano, ancora una volta, in questi nostri giorni. Esse sembrano provenire da un tempo lontano, sono cariche di una ingenua attesa, di una semplice gioia. Suscitano in noi sentimenti di tenerezza, risvegliano memorie, ci narrano lo stupore dell’infanzia.

Se nel silenzio della notte le sentiamo riecheggiare comprendiamo che esse sono un omaggio d’amore al Dio che si è fatto bambino, nascendo da una giovane donna; esse sono il tributo di cuori che tremano di meraviglia dinanzi al miracolo di Dio che nasce nella povertà di una grotta, nel freddo della notte, e giace in una mangiatoia scaldato da un bue e un asinello, avvolto dallo sguardo adorante di una madre giovanissima e del suo sposo.

Se nel silenzio della notte chiudiamo gli occhi e li apriamo sullo scenario del mondo quanto contrasto percepiamo tra la pace e l’amore che il Natale ci offre e le ferite che fanno sanguinare l’intera umanità!

 

Tu scendi dalle stelle o Re del cielo e vieni in una grotta al freddo e al gelo …

Tu, dalla pelle diversa dalla mia, dallo sguardo spento in cerca di un ricordo felice; tu che hai attraversato il deserto e hai la schiena solcata dalle frustate; tu che hai atteso in Libia, in carceri mostruose e sei stato torturato e privato della tua identità; tu che hai attraversato il mare su un gommone, navigando in compagnia della morte; tu, così straniero e così vicino che posso abbracciarti ad ogni angolo di strada; tu sei la tenera carneTenera caro uomo, del dolce Gesù nato per noi.

Astro del ciel, pargol divin, mite agnello redentor, tu che i vati da lungi sognar, tu che angeliche voci nunziar, luce dona alle menti, pace infondi nei cuor …

Tu che vivi nei sotterranei ad Aleppo e nelle mille città sfregiate dalla guerra; tu che cerchi medicine per i tuoi figli e pane e coperte; tu che sei l’ombra di te stesso, che vivi ogni giorno come una scommessa, cercando di evitare l’ultima bomba lanciata dall’ultima coalizione che dice di volerti regalare così la pace; tu merce di scambio dei potenti della terra, un numero senza volto nei nostri telegiornali, tu sei la tenera carne del mio Dio fatto uomo, del dolce Gesù nato per noi.

Fermarono i cieli la loro armonia, cantando Maria la nanna a Gesù…dormi dormi, fai la ninna nanna Gesù...

Tu che hai solo otto anni e sei una bambina inconsapevole della vita e della morte; tu che non hai nome e sei stata adornata di una cintura esplosiva come si adornano le spose che vanno a morire; tu che sei nata per diventare madre e di una madre ancora vorresti sentire il canto e la dolce ninna nanna che rassicura e conforta e allontana gli uomini neri che fanno paura; tu di cui immaginiamo il sorriso e i giochi con una bambola e le lacrime di paura mentre ti lasciavano sola in quel grande mercato di Damasco; tu che sei stata fatta saltare trascinando con te altre vite e come una stella di sangue ora solchi il cielo dei nostri giorni, tu sei la tenera carne del mio Dio fatto uomo, del dolce Gesù nato per noi.

In notte placida per muto sentier, dai campi del ciel discese l’amor, all’alme fedeli il Redentor … cantate popoli gloria all’altissimo, l’anima aprite a speranza ed amor…

Tu hai dieci anni e vivi in un piccolo villaggio in Pakistan; tu oggi sei ricoverata in un ospedale perché sei stata violentata da tre uomini. Così ha deciso il consiglio degli anziani del tuo paese, era questa la punizione inflitta alla tua famiglia perché tuo fratello aveva violentato un’altra bambina, la figlia e sorella degli uomini che hanno abusato di te. Tu che avrai per sempre l’anima e il corpo piagati dal dolore di una violenza che non ha significato, che è un abominio agli occhi di Dio; tu troppo piccola per ribellarti, troppo inerme per difenderti, troppo sola per lottare; tu sei la tenera carne del mio Dio fatto uomo, del dolce Gesù nato per noi.

Mary nodded (Pa-rum-pum-pum-pum) The ox and lamb kept time (Pa-rum-pum-pum-pum)I played my drum for Him (Pa-rum-pum-pum-pum) I played my best for Him (Pa-rum-pum-pum-pum, Rum-pum-pum-pum, rum-pum-pum-pum) Then He smiled at me (Pa-rum-pum-pum-pum) Me and my drum…

Tu che sei svenuta a scuola mentre cercavi di seguire la lezione; tu che vivi a Udine, città ricca ed opulenta del nord Italia; tu che nel silenzio hai nascosto la tua fame perché da due giorni non mangiavi; tu che sogni di studiare e di avere quel lavoro che tuo padre e tua madre hanno perso per poter avere da mangiare e scaldarti e comprarti un vestito; tu che sei vittima di una economia che stritola i piccoli, che calpesta ogni dignità, che arricchisce le mani e le pance dei soliti pochi avidi che vogliono sottomettere il mondo ai loro perversi pensieri di potere; tu sei la tenera carne del mio Dio fatto uomo, del dolce Gesù nato per noi.

Oh Holy night, the stars are brightly shining It is the night of the dear Saviour’s birth....

Tu che vivi in ogni città del mondo, carico di anni e troppo vecchio, come oggi ti dicono, per essere utile; tu che hai attraversato la vita accumulando gioie e dolori e una sapienza che il vortice del mondo non comprende; tu che sai regalare sorrisi e speranze e cerchi un caldo abbraccio e un po’ di conforto, qualcuno con cui spezzare il pane dei ricordi e della saggezza della vita; tu che misuri la tua solitudine al lento ritmo dei tuoi passi e guardi in avanti, ancora in avanti, con la tenacia di un combattente e la tenerezza di un fanciullo; tu che sei abituato alle privazioni e alla fatica e conosci il sacrificio e la rinuncia e la bellezza della vita; tu che nessuno vuole ascoltare perché chi gestisce le file dell’umanità vuole menti e cuori vuoti per dominare e farsi obbedire e tu gli sei di disturbo perché sai pensare; tu sei la tenera carne del mio Dio fatto uomo, del dolce Gesù nato per noi.

Ah ! Qu’il est beau ! Qu’il est charmant ! Ah ! Que ses grâces sont parfaites ! Ah ! Qu’il est beau ! Qu’il est charmant ! Qu’il est doux, ce divin enfant !

Tu che forse non nascerai mai, concepito e però troppo faticoso da dare alla luce; tu che hai una madre troppo stanca o povera o sola o indifferente ad ascoltare il tuo silenzioso grido, l’anelito alla vita; tu che non importa se nascerai maschio o femmina, ma dovrai decidere, forse nascerai e non sai se avrai un padre, due padri, una madre, due madri perché sei solo il soddisfacimento di un goloso bisogno che degli adulti hanno di esprimere una qualche e indefinita forma di amore in pseudo famiglie improbabili e assurde; chi essere senza conoscere te stesso e la tua natura, tanto indefinito quanto indefiniti e fluidi sono i nostri tempi; tu che sei concepito e viaggi verso questa vita ma sei il frutto genetico di due donne e un uomo, perché i medici hanno modificato l’ovulo di tua madre con quello di un’altra donna; tu che, se nascerai, non saprai mai capirti, riconoscerti, ritrovarti; tu sei la tenera carne del mio Dio fatto uomo, del dolce Gesù nato per noi.

Oggi è nato in una stalla nella notturna oscurità. Egli è il Verbo, s’è incarnato e venne in questa povertà...

Tu che lasci la tua casa perché sei cristiano e, nella terra abitata dalla tua famiglia da secoli, sei considerato un infedele; tu che, entrando in una chiesa, non sai se ne uscirai vivo perché potrebbero organizzare un attentato; tu che sei accusato di blasfemia da chi ha in odio la tua fede; tu che, nei luoghi di lavoro, su internet, attraverso le leggi della tua Nazione civile, laica e occidentale subisci una sottile e silenziosa persecuzione perché credi in Gesù; tu sei la tenera carne del mio Dio fatto uomo, del dolce Gesù nato per noi.

Venite fedeli, l’Angelo ci invita. Venite, venite a Betlemme. Nasce per noi Cristo Salvatore Venite adoriamo, venite adoriamo Venite adoriamo il Signore Gesù…

Sì, l’angelo ci invita, in questa notte del tempo, a correre tutti insieme alla grotta, ad adorare il Dio Bambino.

Lì finalmente non ci saranno i potenti: quelli che detengono il potere economico, quelli che detengono il potere intellettuale laico, quelli che detengono il potere scientifico di manipolare la vita e l’universo, quelli che detengono il potere politico, quelli che detengono il potere informatico. Lì, per una volta, per un po’ di tempo, ne saremo finalmente liberi.

Lì, davanti al bambino Gesù, ci saranno i piccoli e i poveri, i dimenticati e i perseguitati, coloro che soffrono ingiustizia e malattia, solitudine e abbandono.

Lì ci saremo anche noi, la gente qualunque, con i nostri peccati e le nostre fragilità, i nostri poveri pensieri e i nostri umili desideri, i nostri fallimenti e i nostri tentativi di bene, le nostre storie sbagliate e i nostri bisogni di felicità.

Lì potremo piangere di tenerezza, abbracciarci per la gioia e riconoscerci fratelli uniti da una stessa povertà ma anche dall’unica vera ricchezza: l’amore di Dio.

Lì saremo una famiglia grande e felice, la grande famiglia umana, tutti i figli di Dio attorno a Gesù, nostro fratello, a Maria e Giuseppe, e agli angeli e ai santi del cielo.

Lì il Bambino Gesù piangerà con noi, sorriderà con noi, sarà balsamo e speranza, tenero germoglio e vita, vita che non può essere soffocata.

Lì il demonio comprenderà che la notte del mondo sarà sempre illuminata da una stella e capirà che i suoi figli non hanno il potere ultimo di distruggere il banchetto della gioia.

Perché il bambino che nasce per noi è Dio, il Salvatore, il Redentore e noi siamo parte di Lui, lo portiamo nel mondo, lo generiamo alla storia. E questo nessuno potrà impedircelo perché Lui è la nostra vera e sola libertà che può disintegrare ogni condizionamento.

Come andremo dunque quella notte, noi, a trovare il Bambino Gesù? Cosa porteremo tra le nostre mani e nei nostri cuori?

Come sarebbe bello avere fasci di gratitudine perché siamo consapevoli che, senza meritarlo, abbiamo ricevuto tanti doni: cibo e vestiti, casa e calore, sicurezze e fraternità!

Come sarebbe bello avere ceste di speranze perché, riconciliati con il passato, vediamo il futuro di bene che possiamo ancora compiere e con coraggio ci impegniamo a costruire il presente nella comunione e nella gioia!

Come sarebbe bello avere anfore di preghiera che si riempiono alla fonte della Pace e riversano sui fratelli l’acqua buona della unione con Dio, di cuori appassionati e adoranti mai stanchi di cercare il Signore e le Sue vie, i fratelli nelle loro vie!

Come sarebbe bello avere sacchi di piccole, quotidiane, semplici opere buone: sorrisi quando non hai voglia di farlo, giudizi cancellati, gesti di tenerezza, azioni di generosità, passi d’amore e di sacrificio quando ci costano, scelte di sobrietà per non abusare dei beni che non ci appartengono ma sono di tutti, scelte di mitezza per vivere l’obbedienza in comunione con quanti rimangono miti dinanzi alle angherie dei forti, scelte di purezza, grappoli di attenzione per colmare le tante solitudini, umili gentilezze che creano fraternità in ogni ambiente, atti di amore per dire: ti voglio bene, per me sei prezioso!

Come sarebbe bello avere cuori che sanno soffrire con chi soffre e gioire con chi gioisce, che cercano la santità di vita, che si offrono per partecipare alla Redenzione con gioiosa serenità e hanno nostalgia della santità dei fratelli!

Dinanzi alla mangiatoia deporremo ogni cosa, nella verità di noi, senza vergogna ma con un immenso desiderio di amare chi così tanto ci ha amato e riconosceremo, negli occhi del Bambino, tutta la bellezza del Paradiso donato per noi, vedremo i cieli nuovi e la terra nuova promessi anche a noi.

Ci renderà felici la grande compagnia che saremo, questo popolo zoppicante e ferito ma dignitoso e coraggioso.

Che la notte del 24 dicembre sia così per tutti noi, che possiamo ritrovarci stretti in un abbraccio universale, nella felicità vera, finalmente appagati perché il Solo necessario è qui …. Tutto il resto non ha splendore.

Dio nasca nelle nostre vite!

 

Loredana Reitano