A Natale puoi...cominciare ad accogliere il dono

Inutile negarlo e girarci troppo intorno: il Natale è una festa che aspettiamo tutti! La aspettano i bambini (mia figlia Chiara inizia da settembre a chiedermi di fare gli addobbi, mentre io sto ancora cercando di capire dove allocare i costumi nel’armadio presa dalla forte tentazione di indossarli sotto i maglioni….per recuperare spazio!); la aspettano i lavoratori (almeno quelli che a Natale si fermano, perchè - purtroppo - la macchina del consumismo è arrivata ad azzerare anche i giorni di festa); la aspettano i nonni, pronti a raccontare storie fantastiche ed a tirare fuori dai borsellini le monetine da 5 cent per la tombolata (mia nonna era eccezionale…a Natale tirava fuori tonnellate di spiccioletti);  la aspettano i sacerdoti, con la speranza che le persone possano sentire la venuta del Messia; la aspettano - e la temono - coloro che hanno avuto una perdita grave, perchè sanno quanto sarà dura vivere una festa senza una persona cara vicino....

E la aspetta, ovviamente, anche la mia famiglia, quadrupedi inclusi (per Margot sarà il primo Natale, per Cocca credo il primo sereno, fra persone che si prendono cura di lei). Ma mentre aspettiamo (e se siha la malaugurata idea di uscire di casa con la macchina, di tempo peraspettare, in fila, ce n’è a gogo…) mi scopro, ogni anno di più  a domandarmi cosa il Natale rappresenti per me, moglie e madre, per la famiglia che con Luca abbiamo cercato, a volte faticosamente a volte semplicemente gioiosamente, di traghettare fino a quest’altro dicembre…E così, davanti, mi passano le immagini di un anno, rispolvero i momenti che hanno lasciato più il segno, le esperienze che ci hanno unito ed anche quelle in cui ci siamo duramente scontrati, i dolori condivisi e le feste insieme. E tutto quello che ricordo, anche la rottamazione dell’Agila che ci ha abbandonato dopo una lunga e costosa terapia, anche la rottamazione del lavoro, di cui mi sono dovuta liberare perchè mi stava distruggendo, anche l’adolescenza di Giulia e gli umori ballerinidi Chiara (sembrano seguire l’andamento dell’ hip hop)….tutto quello che ricordo, davanti alla Capanna, ha un senso, una direzione, certo sconosciuta nel tragitto, ma non nella meta.

E così, mentre le pubblicità ci propinano immagini poetiche, se c’è la neve anche più incisive, con dolci e regali di ogni sorta e bambini angelici che cantano “a Natale puoi...”, io mi convinco che questo dovrebbe essere il motto, quotidiano, di ogni famiglia: “in famiglia si può dare di più”: più tempo, più attenzioni, più rispetto, più allegria, più condivisione, più generosità, più solidarietà….in una parola più Amore.

E quale Amore se non quello che ci è venuto a portare questo Bambino indifeso eppure il più Forte? Quale Amore se non quello che ciproviene dal Padre? Certo, anche noi, poiché Sue creature, sappiamo e possiamo amare, ma il nostro amore ha dei limiti, delle paure, degli egoismi innati che non ci permettono di andare oltre, di amare l’altro, marito o figio che sia, per quello che è - e non per quello che vorremmo che fosse -, per quello che fa di buono per noi e non abbastanza per quello che di buono c’è in lui/lei.

Il Natale in famiglia, spesso, almeno nella mia, dove ci riuniamo il 24 sera nella caciara (per chi non conoscesse questo termine romanesco significa confusione) a casa dei miei genitori e proseguiamo il 25 a pranzo dai suoceri, è gioia, divertimento, cibo buono (e troppo, sempre), chili in più, doni, luci e musiche…ed è bello anche questo.

Ma c’è un Natale in famiglia che preferisco ancora di più ed è quello che inizia quando noi 4 andiamo alla Veglia di Mezzanotte ad attendere e festeggiare emozionati la venuta di Gesù e finisce, o almeno dovrebbe, alla Veglia dell’anno dopo: è il Natale che ci permette di rinascere ogni giorno, se vogliamo, anche (e soprattutto) tenendo testa a quella parte di noi che ci spinge nella direzione sbagliata.

E’ il Natale che per un genitore significa pazienza e comprensione, ma con la giusta dose di regole che servono a dare ai propri figli confini certi entro cui muoversi. E’ il Natale che per una moglie significa vincere l’orgoglio per andare incontro al marito in un momento in cui sarebbe più comodo e facile allontanarsi. E’ il Natale che per un figlio adulto significa diventare genitore per i propri che si stanno avviando, se non ci sono già, verso quella fase della vita in cui tutto è più attutito, a partire dall’udito, e tutto più offuscato, a partire dalla vista. E’ il Natale-occasione, per chi vive in contesti comunitari, dal lavoro alla parrocchia, dai movimenti alle associazioni sportive ed altro, per mettersi al servizio e non al posto di comando.

E’ il Natale, infine, per chi ha la fortuna, e la grazia, di aver ricevuto tanto, per regalare quello che può, tempo, denaro, sorrisi, calore umano, al fratello a cui manca. In fondo, la riflessione più spontanea che mi affiora mentre scrivo è che, il Natale, in quanto Rinascita-Dono, può rimanere dentro di noi sempre, anche ad agosto purché riusciamo a mantenerne viva ed accesa la fiamma che lo alimenta…ed allora, dichiarato ufficialmente il mio pensiero, temo proprio che l’anno prossimo devo cedere alla richiesta di Chiara ed iniziare con gli addobbi a settembre!

 

Elisabetta Mariotti