Signore Gesù, permetti che io ti rivolga una domanda strana...

Gerrit Van Honthorst, Gesù nella bottega di San Giuseppe - 1620
Gerrit Van Honthorst, Gesù nella bottega di San Giuseppe - 1620

Le parole semplici e spontanee che Guglielmo Giaquinta rivolse a Gesù, durante la festa di San Giuseppe, ne rivelano i tratti squisitamente umani uniti ad un profondo e intimo rapporto con Dio.

 

Signore Gesù permetti che io ti rivolga una domanda strana ma che per me è molto interessante: qual era il tuo rapporto di amore verso San Giuseppe?

Lo sentivi estraneo, appartenente alla tua vita solo per un rapporto giuridico, di gratitudine o era un sentimento profondo, vissuto? Era uguale o almeno non inferiore al mio amore verso mio padre? Oggi che la festa dei papà, mi pare che sia logico chiederti questo, Gesù, non semplicemente in rapporto al tuo Padre celeste, di cui ci hai abbondantemente parlato, ma anche nei confronti del tuo padre putativo, legale, umano.

 

E vorrei confrontarmi con Te per sapere se le mie esperienze sono convalidate dalle tue. Forse le mie sono un po' particolari, disdicevoli alla tua natura divina, voglio però raccontare a Te, Signore Gesù, a Te e a questi miei fratelli, la mia esperienza, per chiedere poi a Te se questa sia stata anche la tua esperienza.

 

 

Genitori di Guglielmo Giaquinta - 1964
Genitori di Guglielmo Giaquinta - 1964

Ricordo che avevo circa tredici anni, ero quindi piccolo, e stavo nel Seminario Minore. Era sera, ci trovavamo in cappella, non so per quali preghiere, e io ebbi un convulso di pianto, irrefrenabile, perché ebbi la strana sensazione che mio padre dovesse morire presto.

Questo pensiero mi attanagliava e mi angosciava, io piangevo, piangevo e non riuscivo a capacitarmi che, grazie a Dio, mio padre era ancora abbastanza giovane e sarebbe vissuto tanti e tanti anni ancora. Ma quel mio pianto mi indicò l'affetto profondo che mi legava lui.

 

Ti domando Gesù: era così che tu volevi bene a San Giuseppe? Capisco che è una domanda sciocca, alla quale Tu non puoi darmi una risposta sensibile, però io sono convinto che nel momento in cui Tu e la Madonna avete avuto la certezza materiale che Giuseppe vi lasciava avete sofferto, avete pianto, più di quel mio pianto di ragazzo.

Questa certezza mi dà la tranquillità che il mio amore, forse troppo infantile, verso Giuseppe non è un amore errato, non è un amore vano.

  

 

E allora Gesù ti ringrazio per avermi dato come esempio e come patrono una figura così eccezionale e ti prego, nel nostro ultimo incontro terreno fa' che il sorriso di Giuseppe risplenda al mio sguardo. E così sia.

 

Guglielmo Giaquinta - 19 Marzo 1991, Dialogo Eucaristico