Mamma edizione limitata

E’ ufficiale: sono una madre antica! No, all’antica e nemmeno, purtroppo, vintage come piacerebbe a me, proprio antica antica. E dire che mi ero appena abituata ad essere la mamma più brutta e cattiva che non sono davvero preparata a questo cambiamento repentino….

Ma la vita, si sa, non ti prepara ai cambiamenti: la vita è il cambiamento!

Che poi l’antichità dovrebbe misurarsi con un dato anagrafico o, quantomeno matematico, mentre invece, in famiglia, ecco qua che viene scoperchiato un altro dogma: puoi essere antico a qualsiasi età, purché qualcuno lo decida.

 

Sarà pur vero che ho iniziato la mia professione di madre a trent’anni e non proprio come la nostra Madre Celeste che, alla mia età, già aveva un figlio 33 enne, ma erano altri tempi, ed altri Obiettivi.

Ormai è evidente che, fare il genitore nel 2017, non è nemmeno vicino a come lo è stato per i miei genitori negli anni 80 e, tanto meno, per i loro negli anni 60.

Prima le preoccupazioni erano altre, legati a tempi diversi, magari più difficili per tanti aspetti, ma forse più facili per altri (già quante liti risparmiate in assenza di Tablet e cellulari!!!). Eppure, che mi piaccia o meno, io sono chiamata ad essere genitore oggi, per cui c’è poco da desiderare altro, così è: con internet, con il cellulare, con i jeans strappati, e con tanto altro ancora...

Per voltarmela in positivo - più che altro per questione di sopravvivenza - decido che, a me, essere una madre antica, e magari anche edizione limitata, non dispiace affatto! Accetto la sfida.

Sono una madre che, oltre le prime rughette, non disdegna neanche il proprio ruolo antipatico. Quando serve io tengo il punto. E rimango una madre. Magari chiedo i rinforzi, a partire dal marito, a seguire di amici, parenti e conoscenti e, se serve, pure semplici passanti, ma, soprattutto, in questa partita a ping pong, dove mi sento più la pallina che uno dei giocatori, io chiamo spesso  in campo un Aiuto speciale.

Non è ancora chiaro se le ragazze abbiano capito o meno che le nostre scelte, proprio quelle che non accettano, sono per il loro bene, ma ce ne faremo una ragione, soprattutto perché, che loro lo comprendano o no e, nonostante i moti di ribellione, per capire quale sia davvero il loro bene noi non siamo soli, ma partiamo dal Bene per eccellenza, dal Bene che nell’antichità ci sguazza, da quel Bene che è, anche, l’Unico a gestire, se vogliamo con la nostra partecipazione, il nostro futuro.

Così, da una provocazione nasce una riflessione.

Quanto il genitore considerato antico oggi possa dirsi infondo il più moderno? Quello che rompe le regole? E non solo le scatole come pensano i figli? Quello che non si adegua perché è più facile? Quello che non salta la fila e  non raccoglie nemmeno il numeretto per terra?

Perché la modernità, malgrado sia difficile da credere, non è nell’ultima moda, e nemmeno nell’ultima parola apparentemente senza significato e, possibilmente, contratta perché così nei messaggini viene meglio. La modernità, oggi, un genitore coraggioso non può non volere che passi per Qualcosa e per Qualcuno che è l’Unico a poterci vedere nel futuro, l’Unico a poterci indirizzare verso l’uscita in questo labirinto infinito a cui ogni giorno contribuiamo ad aggiungere tunnel.

Dietro la calma apparente di famiglie dove non ci sono limiti, è indiscutibile che non ci sia il confronto snervante, delle volte anche decisamente preoccupante e, quando Giulia e Chiara ci si mettono di buzzo buono, molto ma molto disarmante.  

Alla fine, però, non si può rischiare di cedere solo per stanchezza, o peggio ancora, perché così fan tutti.

Tutti chi poi? Tutti quelli che vanno dove? Verso cosa? E perché?

Rischiamo di trovarci al Luna Park dentro tante macchinette da autoscontro senza seguire una reale direzione, senza neanche un reale piacere di partecipare.

E così, da mamma “scontrosa”, io voglio dare un senso a tutti questi “urti” che altrimenti finirebbero solo per sfinire i più fragili e lasciare anche gli apparenti vincitori insoddisfatti. Voglio fare la mia parte in questa barchetta in mezzo alle intemperie che è la nostra famiglia, anche perché ce le ho messe io Giulia e Chiara sopra, insieme a Capitan Luca che, se ci aiuta, visto che ha fatto pure anni di canottaggio, magari riusciamo davvero a sbarcare sulla nostra spiaggetta.

Che, poi, iI motivo per cui una madre, o un genitore più in generale, viene considerato antico e messo sotto attacco, alla fine, è sempre per quei soliti due/tre motivi, quel braccio di ferro fra un abito che possa definirsi tale e non un francobollo, fra una serie di scelte possibili su cosa fare il sabato sera che sia adatto all’età e, perchè no? anche alla prospettiva che si vuole provare a dare alla propria vita. Tutto questo condito dal tira a molla quotidiano per farsi rispettare, o quantomeno ad instillare un minimo di pietà nelle fatiche domestiche, a far in modo che, tutta quella bella materia grigia che il Signore, bontà Sua, ha deciso di posizionare proprio nella loro testolina, possa essere destinata ad un buon utilizzo.

Da mamma antica qui posso confessarlo, spudoratamente, io sono contenta che mi vedano anche così, perché sono la loro madre e, quindi, un po' più antica di loro lo devo essere per forza, anagraficamente, ma non solo.

Mi piace essere la persona che ostacolano perché possano incontrare un limite e scoprire le possibilità infinite che sentirci limitate ci apre davanti.

Certo, fare questi discorsi mette a rischio la mia potestà parentale, ma sono certa che, dietro tante battaglie, non possa non esserci la voglia di arrivare alla fine della guerra, al momento dell’armistizio.

Ed io, pur non essendo una storica, sono una specialista di armistizi.

Un genitore antico, peraltro, sulla storia un minimo di preparazione la deve pur fingere, se no che antico è?

Se la famiglia ha un elemento di forza, malgrado stiamo facendo di tutto per distruggerlo, è proprio questo: qualcuno che è disposto a mettersi contro di noi per il nostro bene! E….non mi sembra poco!

La sfida di oggi, che credo mi prenderà per i prossimi 50 anni, è quella di provare ad essere un genitore con il desiderio espresso sulla Stampa il 15/4/2012, in occasione della nascita della figlia, da Giacomo (non uno dei discepoli ma quello del trio Aldo, Giovanni e Giacomo!), in cui dichiara che, “alle sue figlie dopo il corpo, vorrebbe provare a dargli un’anima”.

Se questa giostra familiare deve avere un senso, almeno che sia, da genitore, poter regalare ai nostri figli la consapevolezza che gli è stata donata un’anima, pure bella se ci si impegnano, di cui noi siamo i custodi per un pezzetto di strada e, come tutti i custodi, dobbiamo fare in modo che possa essere preservata nel modo corretto e nel suo valore. Quindi, a parte la loro capacità di vedere tutto quello che dici e fai come un ostacolo alle aspettative ed ai desideri, io sento invece davvero di dover ringraziare per averle potute battezzare, e sacramenti a seguire, perché altrimenti, solo con le nostre minime forze umane, inutile negarlo, sarebbe tutto una mission davvero impossible, pure per Tom Cruise!

Mi appello ancora una volta al Grande Capo e cerco di capire come, anche in questo - perché ormai ho capito che non c’è argomento in cui non possa accorrere in mio aiuto - Lui possa essermi di sostegno e lo trovo lì, proprio sul comodino, proprio dove ricordavo di averlo lasciato, proprio dove avevo bisogno di trovarlo oggi: nel Vangelo e nel mio cuore di mamma.

 

Elisabetta Mariotti