23 maggio 1992

Avevo quasi 14 anni, conoscevo la parola mafia perché ero un'appassionata de La piovra, ma non immaginavo che nella realtà, alcuni uomini potessero guadagnarsi una morte così violenta solo per aver adempiuto il loro dovere.

Era un sabato pomeriggio, ricordo ancora che mio padre mi chiamò a vedere, cercò di spiegarmi quanto stava accadendo, e nelle poche ore successive alle 17.56 di quel 23 maggio 1992 incontrai, tutte insieme, tante parole nuove, che piano piano cominciavano a comporre nella mia mente un mosaico, per quanto parziale e grezzo, della Palermo di quegli anni: pentiti, magistrati, scorta, uomini d'onore, mandanti, esecutori, giustizia, omertà...

Il lunedì successivo a scuola, la prof di lettere, fece saltare la scaletta della programmazione didattica. Mancava poco meno di un mese all'esame di terza media, e lei decise di utilizzarlo per fornirci le chiavi di lettura di quanto il nostro Paese in quegli anni stava vivendo. 

Aveva capito, la prof, che anche i giovanissimi devono sapere, devono capire, devono riflette, perché un giorno non così lontano, essi stessi dovranno scegliere, si troveranno a decidere, a prendere posizione.

In 25 anni anni la mafia è stata combattuta ma non è stata sconfitta. Ha cambiato volto, ha modificato le sue fattezze, ma proprio come una piovra continua a infiltrare i suoi tentacoli in tanti, troppi meandri di questo nostro meraviglioso Paese.

Ha lottizzato le città, le fette di mercato, le stanze della finanza. Ha accresciuto la sua ricchezza con la connivenza becera di uomini insospettabili, ha coltivato il suo potere sguazzando nella necessità dei deboli che le istituzioni non difendono adeguatamente.

E così i tentacoli della piovra si trovano infiltrati ovunque: negli appalti pubblici, come nelle multinazionali, nelle aziende di stato e nelle piccole realtà locali.

Ma quei tentacoli possono anche ritrarsi, quando incontrano l'esercizio di legalità, il senso del dovere, schiene dritte e occhi indisposti a non vedere.

Attilio Bolzoni oggi, su Repubblica narra Vita e morte di Giovanni Falcone, 25 anni dopo la strage di Capaci.

Leggerla aiuta a tenere viva la memoria di ciò che è stato, raccontarla ai nostri figli può rendere diverso il domani che verrà. 

 

Giulia Sergiacomo