Chi va piano...

Chi va piano...

Se chiudo gli occhi, pensando a questo proverbio, sento ancora l’odore delle fritturine di Nonna Rita della Vigilia di Natale, per le quali iniziava l’opera in cucina la mattina all’alba, oppure l’essenza delicata dell’acqua di rose di Nonna Elena che rendeva il suo profumo unico e leggero per un’ intera giornata. Da ultimo, ma solo per ordine di ricordo, non può mancare anche il mix di spezie con cui nonna Gigia cucinava il coniglio tenendolo sulla stufa a legna per almeno 12 ore (eh sì, perchè io sono stata fortunata e di nonne ne ho avute ben tre!).

 

Eppure se provo di questi tempi, non dico a fare, ma solo a desiderare, che qualcosa si “cuocia” lentamente, segua ritmi cadenzati e non frenetici, permanga addosso e non si volatilizzi subito, rischio di essere etichettata come problematica, magari portatrice sana di una nuova “patologia” ed, a seguire, una nuova terapia riabilitativa….ovviamente a pagamento!

Per anni in questo circuito perverso ci sono caduta con tutte le scarpe (e chi mi conosce bene sa quanto per me l’argomento scarpe sia meglio non toccarlo!) finché, ad un certo punto, merito anche di quel sant’uomo di mio marito e di quei due angeli delle nostre figlie (fin qui il tono è ovviamente ironico…), nonché di qualche buono e fidato consigliere (anche spirituale che non guasta, anzi aiuta a sistemare il tiro!) ho deciso che le cose fatte di corsa non possono essere, almeno per me, quelle giuste.

D’altronde, se ci sono voluti 9 mesi per dare alla luce Giulia e Chiara, quasi 30 anni per incontrare il loro papà, e non mi basterà una vita terrena per puntare dritta dritta a quella Eterna, l’attesa, la pazienza, la tenacia avranno un valore oppure no?

Ci sono mattine in cui, ad esempio, scegliere di scendere dal letto mi sembra più difficile che se fossi chiamata a colonizzare Marte ma, dopo aver lentamente carburato con una buona colazione e magari anche un bel ringraziamento con annessa preghierina, la giornata parte con il piede giusto (preferibilmente fuori dalle lenzuola).

Ci sono sere in cui chiudere la porta e rientrare all’ovile ancora tutta intera sembra un miracolo più incredibile del camminare sulle acque ma, con una buona cena, magari in famiglia con la gradita collaborazione di tutti nell’apparecchiare e sparecchiare, due chiacchere, un buon libro ed un bel ringraziamento conclusivo prima di spegnere la luce, riesco addirittura a guadagnare una meritata (e ristoratrice) dormita.

Ci sono anni in cui sopravvivere alle scelte in modo coerente, familiari ma non solo, è una lotta continua e la parola d’ordine non può che essere resistenza, perché sembra essere anche, se non l’unico, almeno uno dei più quotati modi per guadagnarsi il bonus camera con vista Paradiso.

Poiché, poi, gli anni sono anche lunghi, tanto vale armarsi di Santa pazienza (e qui il termine Santo è decisamente appropriato) e partire lentamente come nella maratona, per non bruciarsi tutte le energie e, cammin facendo, fermarsi stramazzando al suolo.

Per cui, forza e coraggio, siamo chiamati a questo e, per chi ha fatto una scelta familiare, da qui comincia il film.

Che poi, a pensarci bene, a me tanto male non sembra proprio fare le cose pian pianino, specialmente se serve a comprendere quello che si sta facendo. Ma come farlo capire ai ragazzi! Loro che non fanno in tempo a pensare una cosa, la cercano, la trovano su internet, la condividono e la dimenticano. Come trasmettere il piacere dell’attesa, il gusto della trepidazione, la soddisfazione del risultato ottenuto con fatica? E, soprattutto, la lucidità e la verità di arrivare a maturare una scelta nel tempo e non bruciare sempre le tappe, le soluzioni, persino gli inevitabili fallimenti.

Come non vedere, ad esempio, anche un debito scolastico da recuperare l’estate, lentamente appunto visto che ci sono tre mesi di tempo, come un’occasione per fare pace con quella materia!

Eh sì, lo so, la tentazione di cambiare, magari in una scuola dove poi tutto è solo semplice, purché ci si ricordi di pagare la retta mensile, c’è in ognuno di noi. Come pure la tentazione di pensare che non sia mai una nostra responsabilità la conseguenza delle nostre azioni.

Per questo la famiglia ti aiuta. La responsabilità lì non la scansi, ce l’hai sotto gli occhi. Insieme all’amore ovviamente.  E mica solo l’amore nostro, piccolo piccolo, ma l’Amore Amore….quello che vale quintalate di gioia, di serenità vera anche se va tutto male, di condivisione, persino di sopportazione se necessario.

Se è vero che tutti, consapevoli o meno, connessi o sconnessi, percorriamo insieme un cammino, un progetto, pur con il grosso limite di non riuscire a comprenderlo spesso e viverlo generosamente, questo avrà pure bisogno dei propri tempi, dei propri spazi, delle proprie modalità di apprendimento, “approvvigionamento” e consumo!

E così, torniamo al punto di partenza (e di arrivo) di ogni mio piccolo pensiero condiviso: da Dove tutto parte e Dove tutto tornerà.

A confronto di cosa significhi lasciarci travolgere, e sconvolgere, la vita da questo messaggio di Amore, non ci sono ultragiga che tengano.

In famiglia, ad esempio, impari che talvolta un semplice comportamento può essere devastante e farci soffrire ma, altrettanto, un altro può lasciarci per sempre la consapevolezza di cosa significhi sentirsi amati….e permetterci di diventare, a nostra volta, divulgatori e dispensatori di amore.

Noi genitori-educatori sappiamo che, se c’è una cosa davvero difficile, è insegnare ai nostri figli l’accettazione dei no (che, a dire il vero, non risulta affatto facile neanche a noi), eppure, talvolta, i no sono davvero l’unica risposta, basta solo imparare a dirli ed attendere, fiduciosi, che il tempo, lentamente, faccia la propria parte.

Perché l’Amore, per mettere radici, ha bisogno di tempo.

Così, anche se siamo in pienaestate e fra poco ci accorgeremo che è già autunno e ci verrà scontato dire che il tempo vola, sappiamo dentro di noi che così non è. Il tempo scorre lentamente e lentamente ci dà modo ogni volta di comprendere, di aggiustare il tiro, di rialzarci, di rimetterci in carreggiata, di andare oltre, di lasciar correre, di contrastare il male con il bene, di provare a vivere il bene con buonapace dei diavoletti che ci attaccano, di amarci, litigare, perdonarci e festeggiare….perché, come insegnano le nonne, ci vuole solo tempo perché qualsiasi cosa, a partire dalla più importante, che è una vita vissuta nell’Amore, alla più semplice, che è un buon piatto cucinato per chi ami, ne ha bisogno.

 

Elisabetta Mariotti