Grazia o fortuna

Di tutte le grazie e/o fortune (per qualcuno, lo so, potrebbero sembrare due sinonimi….ma, secondo me, la differenza sostanziale è notevole!), recentemente ho realizzato di averne ricevuta una enorme: due figlie che non praticano sport a livello agonistico.

Nonostante, infatti, sia indiscutibile il beneficio dello sport, non fosse altro perchè ci bombardano da tutte le parti con il messaggio che lo sport fa bene e che, unito ad una sana ed equilibrata alimentazione, preserva la salute (anche se poi stress, smog e co. credo bilancino), lo sport di oggi, almeno per i ragazzi, sembra non assumere i caratteri benefici sopracitati se tuo figlio/a ma solo una estenuante battaglia per la vittoria del prossimo campionato nazionale, ed a seguire mondiale. Che sia calcio (ora anche femminile), danza, ginnastica artistica, ritmica, cosmica ed acrobatica, pattinaggio sul ghiaccio, con rotelle ed al traino, pallacanestro (pardon, credo ora si dica basket), pallavolo, pallamano e pallaalpiede….non si scampa. E guai se il sabato o domenica non si è convocati, non si partecipa a qualche gara, non si porta a casa qualche medaglia. Meglio chiudersi in casa e fare finta che di essere partiti per un torneo.

Tranne che…..

 

Il fine settimana il primo pensiero sia altro, non oso dire stare in famiglia (ma lo penso), magari anche solo un pò di più a casa (sì, lo so, se è per dormire non dovrebbe contare…), per mangiare insieme qualcosa di buono che durante la settimana non si ha avuto il tempo di cucinare, oppure per incontrare amici, invitare ed essere invitati, compreso l’Amico che ci aspetta al banchetto domenicale.

Da qualche tempo ogni volta che mi sono trovata immersa, trasversalmente, in questa realtà sport competitiva, di cui le mie adorabili creature ci hanno risparmiato (e per questo acquistano 100 punti ovvero 10 minuti di pazienza REGALATI), ho pensato quanto siano cambiate le abitudini e le modalità di stare insieme per i ragazzi da quando stare insieme significava semplicemente incontrarsi, anche senza fare nulla. Adesso, invece, prima si deve organizzare nei minimi dettagli cosa fare, incastrandolo fra tornei, campionati e gare, e poi si può entrare nel quadro già incorniciato per aggiungere nemmeno la propria presenza, ma una performance.

 

Certo, sperare che le idee per stare insieme siano sempre quelle originali di Mary Poppins è difficile, ma in questo contenitore di impegni che mirano  a rendere i nostri figli conoscitori di 4 lingue, campioni di 3 discipline, musicisti talentuosi e, chi più ne ha più ne metta, benedico San Filippo Neri e San Giovanni Bosco che, quando hanno messo su, senza neanche starci troppo a pensare, l’oratorio pensavano che ai ragazzi quello che servisse fosse soprattutto stare insieme.

La competizione sportiva, che poi è solo un dettaglio rispetto a quella scolastica e non solo, mi sembra, da madre che guarda dalla finestra la generazione in crescita (tanto più che rappresenta anche quella delle proprie figlie), così limitativa per i nostri figli da rendere la loro vita piena di impegni ma spesso vuota di desideri, proiettata sui risultati, ma disorientata sul percorso per arrivarci, incastrata nel riempimento del tempo eppure preda di attacchi di solitudine acuta e, soprattutto, talvolta così desiderosa di Prospettiva da averne paura.

In questo ultimo anno, pieno di cambiamenti direi epocali per la nostra famiglia, in cui la pergotenda è diventata ormai la tavola calda per Giulia e Chiara ed i loro amici, in cui i pomeriggi sono accompagnati dalla musicalità delle loro risate, le discussioni filosofiche, le citazioni latine, le versioni greche, i cartelloni di tecnologia ed anche i dolcetti spagnoli, ho preso consapevolezza di una realtà a cui mai sarei approdata: sono una madre fortunata. Eh sì, le paroline magiche sono proprio queste.

Io sono una madre molto fortunata.

E questo non perchè esista un destino che ci dà o ci toglie secondo criteri empirici, nemmeno perchè me lo sono meritato e, tantomeno, perchè faccia qualcosa per meritarlo (beh qualcosina forse sì, direi che i cannelloni ed il ciambellone un pò aiutano…). Sono fortunata, meglio fruitrice di grazia, perchè ho per figlie due creature così meravigliosamente contradditorie, inquiete, luminose eppure ….resistenti allo sport ed alla competizione!

Tramite loro mi sono accorta che, ad esempio, non avrebbe senso ricevere un dono senza desiderare di condividerlo, senza provare a restituire, almeno in parte, il bene ricevuto.

Questo Bene che non è questione di fortuna, o di merito per i più bravi, ma  è questione di Amore. 

 

Se entri nel “giro”, alla fine, ti accorgi che non vedi più nemmeno quello che ti manca, quello che non hai vinto, ma solo quello che ti avanza, perchè perdi interesse per arrivare al traguardo da solo, preferendo, di gran lunga, fermarti ad aspettare qualcuno con cui il traguardo raggiungerlo insieme.

 

Elisabetta Mariotti