Pro Sanctitate Pescara: famiglie in gioco

Festa della Famiglia 2018. Un’esperienza vissuta al caldo, come a casa, anzi in una parrocchia che è proprio una grande casa, aperta e accogliente per tutti.

Per tanto calore desideriamo ringraziare il parroco, amico e compagno di strada della nostra comunità, il caro don Massimo, e i 4 amici della Pastorale familiare diocesana - Annalisa, Mario, Fiorella e Marco - che si sono resi disponibili a raccontarci “storie” e a inventare “attività” perché anche noi, famiglie diverse, ci mettessimo “in gioco” insieme. Questo pomeriggio desideriamo riviverlo attraverso lo sguardo vivace e profondo di un nostro piccolo/grande amico, Giovanni, classe 2004, che cosi lo racconta…

 

 «Perché alcune persone decidono che la propria vita sia inutile e non abbia senso, arrivando, addirittura, a togliersela? Perché non hanno mai conosciuto un reale Spirito di Fraternità e di Comunione con il Prossimo, quindi un SFCP. Un vero SFCP.

Certe persone credono che si possa trovare negli idoli, negli ideali, ma errano.

Altri credono che si possa trovare nelle cose di tutti i giorni, nel Bene e nel Male. Ecco, questo è un buon motivo, ma ancora ci siamo.

Bisogna trovare l’Essenza di sé, il proprio Sguardo in quello degli altri.

A ciò si deve puntare nella propria vita, che sia inutile e non abbia senso, che sia piena di emozioni ed esperienze, che sia triste, amareggiata e malinconica.

Credetemi, se troverete un vero SFCP non crederete mai più all’inutilità della vostra vita. Senza di esso vi sentirete in solitudine».

 

6 Gennaio 2018. Direzione: Festa della Famiglia.

«Dove diamine è?» mi dice.

«Gira a sinistra» rispondo.

«Sicuro?» insiste.

«Fidati» ribatto.

Così è cominciata la mia serata, nella nebbia più fitta, così fitta da poterla tagliare con il coltello ed assaporarne il freddo sapore di inverno.

Almeno il salone era riscaldato, non solo dai termosifoni, ma anche dall’amichevole affetto dei suoi occupanti, conosciuti da una vita e anche più. Ma non c’erano solo loro. C’erano anche altre quattro persone, a coppie, marito e moglie come Dio li ha voluti, che si aggiravano guardinghi per la stanza, osservandoci interessati e confabulando tra loro.

Dapprima ci hanno raccontano “breve-mente” vita, morti e miracoli propri (nel vero senso della parola, tirando in ballo anche la Provvidenza, valletta della serata), naturalmente sempre a coppie.

Poi è venuto il bello: i giochi, non tanto per il fatto stesso di essere giochi, ma per i suoi partecipanti, con un’età che si aggira pericolosamente dai dodici anni agli ottanta, con problemi di udito e con una vasta dose di pazzia razionata ad ognuno, a chi più, a chi meno, forse dovuta alle imponenti mangiate natalizie. Non mi soffermo troppo sulla descrizione delle “attività ludiche”, ma arrivo direttamente alla sostanza. Cosa ci ha insegnato questo tempo insieme?

Beh, sicura- mente lo spirito di squadra. Ecco! Non spirito di squadra qualunque, ma un SFCP, perché ci ha insegnato a trovare se stessi nel Prossimo, perché ci ha insegnato ad essere, anche se per una serata, davvero uniti, davvero reali, davvero Fratelli. Ci ha svelato l’immensità della Meraviglia dell’Essere Fratelli.

Ecco, MEF. Meraviglia. Dell’Essere. Fratelli.  

 

 

Joe Alessandrini