La santità è il volto più bello della Chiesa

È stata presentata oggi, 9 aprile, presso la Sala Stampa Vaticana, l’Esortazione Apostolica del Santo Padre Francesco: «Gaudete et Exsultate» sulla chiamata alla santità nel mondo contemporaneo.

A presentarla S.E. Mons. Angelo De Donatis, Vicario Generale di Sua Santità per la Diocesi di Roma; Gianni Valente, giornalista; Paola Bignardi, già Presidente Nazionale dell’Azione Cattolica italiana.

Obiettivo del documento è “far risuonare ancora una volta la chiamata alla santità, cercando di incarnarla nel contesto attuale, con i suoi rischi, le sue sfide e le sue opportunità” (n. 2).  

È un invito a non accontentarsi, a tendere senza paura verso una meta alta che si raggiunge con l’aiuto della Grazia e dei sacramenti.

Una strada, quella della santità, che si percorre con un’«apertura abituale alla trascendenza, che si esprime nella preghiera e nell’adorazione» (n. 147). Il santo è una persona che avverte il bisogno di comunicare con Dio; è la vita di preghiera che consente di non lasciarsi soffocare dall’immanenza del mondo, dai ritmi accelerati delle giornate.

La santità è chiamata di Dio e risposta dell'uomo ad un amore infinito che entusiasma e incoraggia a dare il meglio di se', a realizzare quel progetto unico che Dio ha pensato per ciascuno fin dall'eternità.

La santità è pienezza di vita, è autentica felicità. Il tema della gioia, che attraversa il Magistero di Papa Francesco da Evangelii gaudium, ad Amoris Laetitia, caratterizza anche questa Esortazione Apostolica. Il santo è l’uomo della gioia vera, non effimera, che non sarà mai tolta perché è dono di Dio. «Ci sono momenti duri, - si legge nell’Esortazione - tempi di croce, ma niente può distruggere la gioia soprannaturale, che “si adatta e si trasforma, e sempre rimane almeno come uno spiraglio di luce che nasce dalla certezza personale di essere infinitamente amato, al di là di tutto”. È una sicurezza interiore, una serenità piena di speranza che offre una soddisfazione spirituale incomprensibile secondo i criteri mondani» (n. 125).

La santità è per tutti, ogni santo è una missione, risposta di Dio al momento storico in cui vive: «Mi piace vedere la santità nel popolo di Dio paziente: nei genitori che crescono con tanto amore i loro figli, negli uomini e nelle donne che lavorano per portare il pane a casa, nei malati, nelle religiose anziane che continuano a sorridere. In questa costanza per andare avanti giorno dopo giorno vedo la santità della Chiesa militante. Questa è tante volte la santità “della porta accanto”, di quelli che vivono vicino a noi e sono un riflesso della presenza di Dio, o, per usare un’altra espressione, “la classe media della santità”» (n. 7).

La santità è anche una chiamata comunitaria, non è rivolta soltanto ad un’élite di persone, è una strada da percorrere insieme: «L’amore fraterno moltiplica la nostra capacità di gioia, poiché ci rende capaci di gioire del bene degli altri: "Rallegratevi con quelli che sono nella gioia" (Rm 12,15).”Ci rallegriamo quando noi siamo deboli e voi siete forti” (2Cor 13,9). Invece, se “ci concentriamo soprattutto sulle nostre necessità, ci condanniamo a vivere con poca gioia”» (n. 128). La comunità, che condivide la Parola e celebra insieme l'Eucaristia, custodisce la presenza di Gesù Risorto se in essa ci si prende cura gli uni degli altri, se si ha l’attenzione anche ai piccoli particolari, ai problemi, anche i più piccoli, del fratello. In questo modo la comunità si trasforma in comunità santa e missionaria e diventa «spazio teologale in cui si può sperimentare la mistica presenza del Signore risorto». 

Il documento, poi, prosegue tracciando un cammino, "la grande regola di comportamento", che è quella delle Beatitudini che i santi hanno fatto propria:

Essere poveri nel cuore, questo è santità.

Reagire con umile mitezza, questo è santità.

Saper piangere con gli altri, questo è santità.

Cercare la giustizia con fame e sete, questo è santità.

Guardare e agire con misericordia, questo è santità.

Mantenere il cuore pulito da tutto ciò che sporca l’amore, questo è santità.

Seminare pace intorno a noi, questo è santità.

Accettare ogni giorno la via del Vangelo nonostante ci procuri problemi, questo è santità.

La concretezza della santità è l’amore verso il prossimo (cf. Mt 25): si è veri cristiani - continua l'Esortazione - se si riconosce la dignità di ogni essere umano, se l’altro, il povero, non è considerato un peso nella società ma persona, creatura infinitamenta amata da Dio Padre, quindi fratello da amare. È l'invito ad avere la "santa inquietudine" di vivere quotidianamente le opere di misericordia.

Infine, sono elencate alcune caratteristiche che aiutano a comprendere lo stile di vita a cui il Signore chiama ciascuno. Sono cinque grandi manifestazioni dell’amore per Dio e per il prossimo, particolarmente importanti nella cultura di oggi: «In essa si manifestano: l’ansietà nervosa e violenta che ci disperde e debilita; la negatività e la tristezza; l’accidia comoda, consumista ed egoista; l’individualismo, e tante forme di falsa spiritualità senza incontro con Dio che dominano nel mercato religioso attuale». Solo rimanendo centrati in Dio è possibile affrontare le contrarietà della vita, le aggressioni degli altri, i loro difetti, senza rendere a nessuno male per male, senza lasciarci prendere dalla violenza che attraversa la nostra società. 

Ricorre più volte l'invito a non avere paura, a parlare con audacia, con entusiasmo e con libertà: «La santità è parresia: è audacia, è slancio evangelizzatore che lascia un segno in questo mondo» (n. 129). È lasciarsi guidare dallo Spirito Santo che conduce su strade sempre nuove e dona il coraggio di partire e ripartire, di andare avanti accogliendo le sorprese del Signore.

Come realizzare una pedagogia della santità?

 

Al termine della Conferenza Stampa abbiamo chiesto a Paola Bignardi in che modo realizzare una pedagogia della santità per i più piccoli, i ragazzi, i giovani.

 

«Penso che educare i giovani e i ragazzi ma, anzi, ancor prima i bambini alla santità significa presentare loro un progetto di vita pienamente umano perché i giovani hanno bisogno di capire che il Vangelo è per la vita e che propone loro un modo di vivere che accoglie in pieno il loro desiderio di vivere in pienezza. Accanto a questo credo che sia importante presentare loro in maniera pulita, essenziale e semplice il Vangelo e la persona del Signore perché in questo modo possono capire che il Vangelo non è nelle costrizioni che talvolta l’educazione impone loro, non è in una dottrina da imparare ma è in un’esperienza viva che è anche per loro».

 

Vittoria Terenzi