CHIAMATI A COSTRUIRE PONTI CON L’“OPERAZIONE UNO + UNO”

L’ingegno umano, di ponti, ne ha realizzati tanti lungo i millenni, fin dagli albori della storia, sempre per quell’esigenza connaturale dell’uomo di andare oltre, di superare le barriere, di dilatare le frontiere, di unire e di comunicare! E ciò che è vero sotto l’aspetto fisico e logistico, lo è stato e lo è ancor più radicalmente nell’ordine psicologico e spirituale.

Di ponti costruiti materialmente e anche attraversati da ciascuno di noi ne conosciamo forse una varietà illimitata. Ci sono ponticelli minuscoli appena visibili a cavallo di fiumiciattoli che scorrono nella vallata o in mezzo alla campagna, e viadotti d’autostrada a campata unica, maestosi da vertigini, solo a pensarci. Ci sono ponti levatoi all’ingresso di castelli medievali, e ponti ferroviari innalzati su una sequenza infinita di archi. Ci sono quelli antichi ancora lì a sfidare il tempo e dare testimonianza del genio umano, e quelli di ultima generazione, gli altissimi pennoni che lanciano i loro tiranti non so come sull’altra sponda!

Dei ponti, poi, che sembrano restare invisibili – agli occhi, ma non alla mente e al cuore – non si può far certo una conta matematica. Si può dire però che la storia di per sé è un grande ponte nel tempo: lo è stato e lo sarà ancora, per tutte le generazioni! Che le civiltà nella loro originale identità hanno costituito popoli e nazioni, e le culture con la loro ricchezza hanno attraversato i secoli. Che le religioni nel comune sentire hanno cementato gli uomini tra loro, e il Vangelo di Gesù Cristo, percorrendo in lungo e in largo le strade del mondo, in virtù della testimonianza dei santi e del sangue dei martiri ha seminato il germe della fraternità universale. E che i moderni mezzi di comunicazione sociale, pur nei limiti riconosciuti, sono una sorprendente dilatazione dello spazio e un’inarrestabile sfida di globalizzazione. 

Dunque, i ponti sono il tessuto elementare del nostro vivere, sono la trama e l’ordito della nostra quotidianità. Dunque, non possiamo fare a meno di ponti, non dobbiamo stancarci di costruire ponti! Non dobbiamo cadere nella tentazione di costruire muri, sotto qualunque aspetto … È un fatto etico prima ancora che sociale o politico o religioso. Conosciamo la valenza propositiva di icona che contiene il ponte: da un lato si pone a segno di massima libertà conquistata di epoca in epoca e dall’altro a simbolo di quella irrinunciabile realtà che è la famiglia umana. E dalla consapevolezza del profondo significato di questa icona noi credenti dobbiamo lasciarci guidare anche nelle scelte di fede, nel cammino ecclesiale e nell’impegno missionario.

È del tutto verosimile che Monsignor Giaquinta si ispirasse proprio all’immagine del ponte quando, nella pubblicazione del 1988 La formazione nel Movimento Pro Sanctitate, codificava la metodologia dell’“uno + uno” (pag. 89) quale basilare azione divulgativa dei membri della sua famiglia spirituale. Era una formula che amava molto, di cui altre volte aveva parlato, coniugandola anche in ordine aggregativo con l’operazione “dall’uno ai più”. “È forse la più difficile che possa esserci – scriveva – ma è, anche, la più necessaria nella vita del Movimento (idem, pag. 34).

Nella lunga esperienza sulle orme di padre Guglielmo abbiamo intuito che cosa intendesse con questa precisa indicazione di metodo apostolico nella diffusione della vocazione universale alla santità, nucleo essenziale del suo carisma. La santità cristiana – quella che ha Cristo al centro, che porta in sé il mistero di Cristo, che affonda le radici nel sacramento di Cristo – è contagiosa, non può non essere contagiosa, pena la sua efficacia. Perché la proposta che io faccio all’altro non è un semplice annuncio attraverso le parole; è la trasmissione di quel messaggio che ha toccato la mia vita e che ora si fa dono, nel contatto personale, modulato dalla fede in stile fraterno. L’amalgama è Lui, io sono lo strumento!

Ecco l’operazione “uno + uno” nella prospettiva “pro sanctitate”, ecco l’icona del ponte che congiunge due sponde più o meno distanti, ecco la rete di contatti che dilata, che moltiplica ogni singola unità, fino alla dimensione della universalità. Questa formula, dall’apparenza “minimalista”, è invece l’espressione del grande “munus profetico” ricevuto nel Battesimo, che potenziando la nostra persona ci abilita all’evangelizzazione, che incorporandoci nella Chiesa ci rende capaci di formare la famiglia dei figli di Dio, che santificandoci quasi ci costringe ad essere gli apostoli della vocazione alla santità, che ponendoci come cristiani accanto agli altri nel vivere sociale esige che ci sentiamo e diventiamo tutti fratelli.

“Ogni uomo che ti passa vicino è tuo fratello”: così recita il primo punto del Codice della fraternità che ci ha consegnato il nostro Fondatore (cfr. Fraternità, pag. 14). Che continua: “Spesso è solo attraverso la fraternità umana che potrai arrivare a quella cristiana e a quella spirituale, ma non arrestarti ai primi gradini dell’amore: prosegui sempre più in alto” (idem, pag. 15). Fa’ come ha fatto Cristo, sembra continuare; imita Lui che ha vissuto fino al sacrificio di sé “una polarizzazione interiore nei confronti dei fratelli” (cfr. La famiglia, pag. 58). Adotta il metodo “uno + uno”, sempre, e ti ritroverai a costruire ponti – piccoli o grandi non importa –, a sperimentare la gioia della comunione, a dare il tuo contributo alla formazione della famiglia dei “santi della porta accanto” (Papa Francesco in Gaudete et exsultate). 

 

Marialuisa Pugliese