1+1=4 (Uno + uno = quattro)

Due lineette rosa ti stravolgono la vita. Ma vale solo la prima volta, il secondo cresce da solo. Dicevano.

Tutto è iniziato in una freddissima giornata di novembre, fuori c’era la neve e noi ci eravamo ritagliati quel sabato pomeriggio per dare alla casa un’atmosfera natalizia con qualche decorazione. Il piccolo di casa era più energico e la mamma più irascibile del solito e così il papà decide di uscire con il piccolo urlatore, con la scusa di comprare la punta dell’albero (la mamma aveva accennato solamente trentatré volte alla mancanza di quest’ultima, quasi con le lacrime agli occhi). Durante questa passeggiata padre-figlio, il papà riceve la chiamata della mamma: “Cos’altro devo comprare?” chiede ironicamente. “Niente di che, solo un test di gravidanza visto che ci sei”. “Perché un test di gravidanza?”. Silenzio… La risposta era ovvia. Da qui alle lineette il passo è breve, o meglio, il passo del papà è veloce, quindi il tempo è breve.

 

Chi pensa e confeziona i test, dovrebbe capire che non tutti hanno una laurea in ingegneria. Dopo varie valutazioni e letture dello stick, mamma e papà concordano: sta arrivando un altro bebè. Reazione a caldo della mamma “Oh no, siamo lontani da casa, soli soletti, con un bambino che sta entrando nei ‘terrible two’… come faremo?” Il papà sta già cercando il nome: “Chiamiamola Bianca, come la neve che è appena scesa”. Ovviamente siamo rimasti indecisi tutto il tempo e ne abbiamo scelto un altro, il giorno prima della nascita.

Nove mesi passano in fretta. Questo sì, è vero. Tranne l’ultimo mese: agosto con 14 chili in più e un esserino che ti riempie di calci e non ti fa dormire mai, beh, solo il coraggio di una mamma… Una notte (perché poi sempre di notte?) iniziano i dolori. Corsa in ospedale. Poco dopo, stavolta davvero poco, arriva la piccola. La mamma la accoglie tra lacrime di gioia. Sì, piange, tanto per cambiare. Sapete i pregiudizi sugli ormoni e la gravidanza? Beh, non sono pregiudizi, poveri papà! La mamma realizza fin da subito che non è proprio la principessa delicata che aspettava e quando piange, la sua ugola strillante conferma il presentimento di mamma: è proprio la nostra principessa-camionista.

Durante l’attesa del secondo figlio ci sono tante domande e i dubbi, in realtà, rimangono fino a quando non arriva tra le tue braccia. In quel momento capisci davvero che l’amore non ha limiti e che si moltiplica crescendo: 1+1 fa amore ed è uguale a 2,3,4… infinito. Sì, è qui che vedi che esistono grandezze che non puoi misurare. È qui che tocchi con mano l’azione di Dio e ti arrendi all’amore che si riversa su te. Questa onda che ci ha sommerso lasciandoci tra le mani quattro chili e più di nuova vita! Questa vita arrivata come un dono regale, tanto debole eppure, letteralmente, maestosa. Questa onda grande che straripa, un amore tanto grande da non essere giustificabile. Un amore che riscopri nuovo nello sguardo della persona che ami, e che scegli ogni giorno. Nei tanti “sì” quotidiani, a volte non detti e qualche altra volta proprio urlati.

Nata la piccola, entra il primogenito nella camera di ospedale. Paura dei genitori che si sono preparati per settimane su chi deve fare cosa per non generare traumi. La vuole prendere tra le braccia, la chiama “picca” (piccola). La mamma vorrebbe fermare il tempo qui per godere ancora un po’ di questa piccola gioia che si fa immensa. Ma il tempo va avanti veloce, la piccola piange e il grande fa i capricci. La quotidianità è sempre dietro l’angolo a chiedere pazienza. Come ora, mentre mamma e papà sono al computer e tentano di mettersi d’accordo su dove mettere le virgole. Maria tutto il tempo non ha smesso di sorridere (e parlottare) al quadro della Madonna della Fiducia (che ci ha seguito negli Stati Uniti), ora ricomincia a piangere richiamando le attenzioni della famiglia. Agli ordini, sua camion… sua maestà!

 

Tony Persico e Giovanna Sedda

 

Movimento Pro Sanctitate - Guglielmo Giaquinta - diteloatutti.net site