Ripartire da Cristo per costruire la pace

Alla vigilia della Giornata Mondiale della Pace, in un momento storico complesso e incerto per il nostro paese, proponiamo un riflessione sul messaggio di Papa Francesco su un tema di forte attualità.

 

La buona politica è al servizio della pace: è il tema della 52ma Giornata Mondiale della Pace, che si celebra il 1° gennaio 2019. È un argomento con cui si devono misurare non solo i governanti ma ogni cittadino, ogni cristiano che ha ricevuto il mandato di portare a tutti – particolarmente in questo periodo – l’annuncio della pace.

Presentando il Messaggio del papa per la giornata, il card. Turkson, prefetto del dicastero per il Servizio dello sviluppo umano integrale, ha affermato che la buona notizia di Gesù, «è sempre accompagnata dalla pace e porta pace.

Questo è ciò che papa Francesco, con il suo augurio per l’anno nuovo, ci ricorda: Gesù è il dono di pace di Dio/Padre, ed è offerto ovunque sia predicato il Vangelo!». «È quindi facilmente comprensibile – ha aggiunto – che disporci alla pace e cooperare con essa, come figli della pace, significa che dovremmo fare in modo che la pace avvenga».

Queste le sfide della buona politica secondo papa Francesco: servire il proprio Paese, proteggere quanti vi abitano e «lavorare per porre le condizioni di un avvenire degno e giusto. Se attuata nel rispetto fondamentale della vita, della libertà e della dignità delle persone, la politica può diventare veramente una forma eminente di carità».

Il papa ricorda anche le “beatitudini del politico”, proposte dal Cardinale vietnamita François-Xavier Nguyễn Vãn Thuận:

«Beato il politico che ha un’alta consapevolezza e una profonda coscienza del suo ruolo.

Beato il politico la cui persona rispecchia la credibilità.

Beato il politico che lavora per il bene comune e non per il proprio interesse.

Beato il politico che si mantiene fedelmente coerente.

Beato il politico che realizza l’unità.

Beato il politico che è impegnato nella realizzazione di un cambiamento radicale.

Beato il politico che sa ascoltare.

Beato il politico che non ha paura».

Costruire la pace vuol dire anche garantire ai giovani un futuro, dare loro fiducia, incoraggiarli a lavorare per una società migliore; condannare la corruzione, «la negazione del diritto, il non rispetto delle regole comunitarie, l’arricchimento illegale, la giustificazione del potere mediante la forza o col pretesto arbitrario della “ragion di Stato”, la tendenza a perpetuarsi nel potere, la xenofobia e il razzismo, il rifiuto di prendersi cura della Terra, lo sfruttamento illimitato delle risorse naturali in ragione del profitto immediato, il disprezzo di coloro che sono stati costretti all’esilio».  

Monsignor Duffé, del dicastero per il Servizio dello sviluppo umano integrale, presentando il Messaggio per la Giornata, ha detto: «C’è una pace da offrire a tutti coloro che soffrono la violenza, il dolore, gli abusi del potere. Una pace che dovremo costruire insieme, con la parola, il dialogo e la salvaguardia del diritto. Una pace che dovremo vivere come relazione di rispetto, verso il prossimo, verso il povero, verso il Creato, che è la nostra casa comune».

In che modo il servizio della pace può diventare concreto e come la politica può essere pacifica? Dice papa Francesco: «La pace, in effetti, è frutto di un grande progetto politico che si fonda sulla responsabilità reciproca e sull’interdipendenza degli esseri umani. Ma è anche una sfida che chiede di essere accolta giorno dopo giorno. La pace è una conversione del cuore e dell’anima, ed è facile riconoscere tre dimensioni indissociabili di questa pace interiore e comunitaria:

- la pace con se stessi, rifiutando l’intransigenza, la collera e l’impazienza e, come consigliava San Francesco di Sales, esercitando “un po’ di dolcezza verso sé stessi”, per offrire “un po’ di dolcezza agli altri”;

- la pace con l’altro: il familiare, l’amico, lo straniero, il povero, il sofferente…; osando l’incontro e ascoltando il messaggio che porta con sé;

- la pace con il creato, riscoprendo la grandezza del dono di Dio e la parte di responsabilità che spetta a ciascuno di noi, come abitante del mondo, cittadino e attore dell’avvenire.

Iniziamo, il nuovo anno lasciandoci guidare dalla Parola di Dio: «In qualunque casa entriate, prima dite: “Pace a questa casa!”. Se vi sarà un figlio della pace, la vostra pace scenderà su di lui, altrimenti ritornerà su di voi» (Lc 10,5-6).

 

A tutti l’augurio rivolto da papa Francesco: «Sia questo, dunque, anche il mio augurio all’inizio del nuovo anno: “Pace a questa casa!”».

 

Vittoria Terenzi

 

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