Percorsi di fraternità

CNS photo/Vatican Media
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Percorsi di fraternità: questo è il titolo di un paragrafo dell’Esortazione Apostolica post-sinodale Christus vivit dedicata ai giovani. Papa Francesco inizia parlando di crescita spirituale. L’espressione “crescita spirituale” mi fa un po’ timore, mi sembra qualcosa di molto faticoso che implica una maggiore consapevolezza “teorica” della propria fede, un lavoro individuale. Il Papa invece mi dice: “La tua crescita spirituale si esprime soprattutto nell’amore fraterno, generoso, misericordioso” (163). Questo cambia tutto. Certo, ci vuole molta fatica, ma ora riesco a coglierne la concretezza e la bellezza. Cogliamo allora l’invito ad uscire da noi stessi per cercare il bene degli altri. Fin dall’inizio del catechismo ci viene spiegato il comandamento di Gesù “Amerai il tuo prossimo come te stesso” (Mc 12,31) e ci invitano a riconoscere Dio nel volto del prossimo. Lo sappiamo tutti. Ma viverlo realmente è tutt’altra cosa, è una scelta che va fatta ogni giorno. Per questo il Papa ci ricorda che dobbiamo “uscire da noi stessi per riconoscere la bellezza nascosta in ogni essere umano, la sua dignità, la sua grandezza come immagine di Dio e figlio del Padre” (164).

Questo invito a riconoscere la dignità dell’altro essere umano mi richiama alla memoria il pensiero di Lévinas, il quale afferma che l’incontro con il volto dell’altro mi rende responsabile nei suoi confronti (Lévinas, E. (1990) Totalità e infinito: saggio sull'esteriorità. (2. ed. italiana) Milano: Jaca book). Dobbiamo farci carico dei volti che incontriamo ogni giorno. Essendo così difficile, è bene avere un po’ di umiltà e non provare a farcela da soli. Neanche Gesù era solo. Per questo Papa Francesco ribadisce che “è sempre meglio vivere la fede insieme ed esprimere il nostro amore in una vita comunitaria, condividendo con altri giovani il nostro affetto, il nostro tempo, la nostra fede e le nostre inquietudini” (164). Insieme è più facile e più bello. Non lo direi se non lo avessi sperimentato. E sono sicura che tutti i ragazzi che hanno vissuto le esperienze giovani Pro Sanctitate lo confermerebbero. Camminare insieme comporta uno sforzo: non si può andare alla velocità che si vuole, bisogna aspettarsi, qualcuno deve rallentare, un altro deve velocizzarsi, qualcuno deve aiutare e qualcun altro deve lasciarsi aiutare. Man mano che si procede il passo si regolarizza perché si impara a conoscersi, a fidarsi e ad affidarsi. Il gruppo giovani del movimento Pro Sanctitate sta camminando insieme da qualche anno e questa fraternità si percepisce quando ci si incontra. I percorsi che facciamo durante l’anno a volte sono diversi, ma nei momenti nei quali ci incontriamo la sensazione è quella di non essersi mai allontanati e di aver camminato fianco a fianco ogni giorno. Così, dal condividere le piccole cose, siamo riusciti a condividerne altre molto più profonde e personali. E questo ci ha fatto bene. L’estate scorsa abbiamo sperimentato fisicamente la fatica e la bellezza del cammino e l’aiuto concreto che si può dare, a dicembre, a Roma, abbiamo capito che si può aiutare l’altro anche stando in silenzio e con la preghiera.

A volte, però, siamo attratti dalle comodità, ci crogioliamo nelle nostre difficoltà, temporeggiamo, diciamo di non avere tempo e preferiamo stare da soli. Ma è questo il tempo di agire, Papa Francesco ci dice che “ogni età ha la sua bellezza, e alla giovinezza non possono mancare l’utopia comunitaria, la capacità di sognare insieme, i grandi orizzonti che guardiamo insieme” (166). È necessario allora scegliere di esserci e di darsi da fare, trasformare i nostri luoghi in spazi di fraternità. Tutti hanno delle grandi aspettative sui giovani. Questo implica un maggiore sforzo da parte nostra, ma è un bene. Abbiamo anche Dio dalla nostra parte: Francesco ci dice che “Dio ama la gioia dei giovani e li invita soprattutto a quell’allegria che si vive nella comunione fraterna, a quel godimento superiore di chi sa condividere […] L’amore fraterno moltiplica la nostra capacità di gioire, perché ci rende capaci di godere del bene degli altri” (167). L’amore fraterno è allora la chiave per una vita piena. L’amore fraterno è però una scelta che va confermata ogni giorno, insieme.

 

Melissa Vianelli