Solo cose belle

“Solo cose belle”, film d’esordio del regista Kristian Gianfreda, è la storia di Benedetta, ragazza di sedici anni figlia del sindaco di un paesino dell’entroterra romagnolo. La tranquillità della comunità locale viene improvvisamente sconvolta dall’arrivo di una casa-famiglia composta da mamma e papà, figlio naturale, un extracomunitario appena sbarcato, una ex-prostituta e la sua bambina, un ex-carcerato e due ragazzi con gravi disabilità. Si tratta di una realtà molto dura da accettare per la gente del paesino diffidente nei confronti del “diverso”. Persino il prete, per nulla conservatore, si trova inizialmente spiazzato dai nuovi arrivati. Benedetta invece si affeziona velocemente, impara a capire le dinamiche che regolano una famiglia così sui generis e finisce anche per innamorarsi di Kevin, suo coetaneo e ospite della casa-famiglia.

 “Solo cose belle nasce dalla lunga esperienza sul campo della Comunità Papa Giovanni XXIII fondata da don Oreste Benzi e delle tante case famiglia dell'Associazione, che da anni lavorano per diffondere i valori dell'inclusione sociale e per combattere l'emarginazione”: sono le parole del regista che ha tenuto anche a sottolineare la partecipazione attiva nel cast di persone che realmente vivono o hanno vissuto le stesse esperienze raccontate nel film.

 

Si tratta quindi di una commedia sociale che attraverso il sorriso (talvolta un po’ amaro) racconta la nostra realtà quotidiana: una storia estremamente attuale che si fa specchio di un Paese troppo spesso indifferente, malpensante e spaventato dall’ “altro”, dal “diverso”. E non si tratta solo delle persone più anziane, più naturalmente portate ad essere conservatrici e restie nei confronti dei cambiamenti: i giovani sono i primi ad agire con cattiveria e con pregiudizio, i borghesi che predicano bene ma razzolano male e persino gli uomini di Chiesa che talvolta non sono in grado di attuare e concretizzare gli insegnamenti cattolici.

L’intolleranza degli abitanti viene messa in luce senza esagerazioni ma con la precisione di chi conosce e sperimenta le reazioni di coloro che temono qualsiasi elemento di novità che possa disturbare e alterare il quieto vivere della loro società.

 

 

Personalmente penso che questo film voglia lanciare un messaggio, ovvero che nonostante le difficoltà, la paura e le differenze di ogni genere, per tutti ci sia la possibilità di cambiare (idea o modo di vivere), di redimersi: chi era diffidente può imparare a conoscere, accettare e includere; chi aveva dovuto mettere in pausa la propria vita a causa di errori personali può riprenderla in mano e farla fruttare al massimo; chi aveva paura può scoprire che magari, proprio grazie a questo “diverso”, può guardare dentro di sé e trovare il senso stesso della vita.

 

Claudia Torrisi