Convegno Nazionale Pro Sanctitate: Tutti santi tutti fratelli!

A distanza di molti anni dal precedente, cinque per la cronaca, si è svolto il convegno nazionale Pro Sanctitate dal titolo “Tutti santi, tutti fratelli”, tema accattivante e ricco di sfaccettature. La prima sosta è stata nella chiesa di santa Maria ai Monti, nei pressi del vecchio rione della Suburra, dove il “padre” monsignor Giaquinta ha celebrato per molti anni ed ora riposa in una tomba sotto una lastra su cui è inciso il suo nome. Presiede la celebrazione S. E. monsignor Salvatore Di Cristina, assistente nazionale del Movimento Pro Sanctitate.

Poi ci rechiamo nella sede in cui si svolgerà il convegno la “Fraterna Domus” presso Sacrofano. Una sede molto ampia e accogliente, dove troviamo una grandissima sala da pranzo che ospita molti gruppi. Che gioia! C’è anche un bar per il prezioso caffè mattutino.

Sono tante le emozioni. La gioia di ritrovarsi dai diversi centri operativi, che bello rivedersi! Ci sono anche fratelli e sorelle che non conosciamo, ma basta poco per sentirsi fratelli, pranzare allo stesso tavolo, scambiarsi il vino da un tavolo all’altro, chiacchierare a voce non proprio bassa.

Il convegno è anche ricco di contenuti. Si comincia con una tavola rotonda, moderata dal giornalista vaticanista Fabio Zavattaro e con due splendidi oratori: la ricercatrice Antonia Chiara Scardicchio, docente in pedagogia sperimentale presso l’Università di Foggia, e padre Giulio Albanese, missionario comboniano, il cui volto siamo abituati a vedere su TV 2000. Ognuno porta la sua esperienza, il suo sapere. Una incredibile ricchezza, che si concretizzerà a fin mattinata con uno scambio dei relatori che portano contributi molto esperienziali.

È stato commovente ascoltare l’esperienza della maternità della professoressa Chiara: la maternità è un’esperienza particolare, è contenimento, è spinta. Padre Giulio Albanese ha detto che ciò che conta è il coraggio di osare. Ma ha aggiunto un’esperienza forte: mentre i guerriglieri stavano per ucciderlo, l’uomo che imbracciava il fucile, pronto per l’esecuzione, lo ha guardato in viso, lo ha riconosciuto “Padre, sono stato un suo chierichetto”. E gli ha risparmiato la vita.

 

Ha scritto Nicoletta Sechi, Direttrice nazionale, “Prima dell’aureola nei dipinti (i santi) hanno avuto le maniche della camicia arrotolate, il coraggio di abbassarsi all’altezza dei piccoli, l’umiltà di alzare gli occhi al cielo per trovare la forza di sollevare chi fa più fatica quaggiù.” Si sente risuonare la parola di Papa Francesco quando parla dei santi della porta accanto. (cfr EG 7)

Nel grandissimo auditorium ci siamo ritrovati per prendere visione della mostra “I volti della città”, composta da quindici pannelli nei quali sono presentati alcuni testimoni di santità, idealmente collocati nei luoghi in cui hanno vissuto. Questa mostra è raccolta con diversi mezzi. Di molto aiuto è stato un opuscoletto che presentava tutto il progetto.

Mi fermo solo su due testimoni.

Uno, don Pino Puglisi, morto di fatto martire. Un sicario della mafia lo ha chiamato “Ti aspettavo” ha detto don Pino, voltandosi. E così è caduto. Don Pino diceva “Se ciascuno fa un poco, si potrà fare molto”. La testimonianza è stata fatta da monsignor Di Cristina, che lo ha avuto compagno e amico.

Io sono stata in un gruppo che presentava Carlotta Nobile, una giovane musicista, violinista; figlia e sorella amata, ed ora con tenerezza ricordata dai suoi cari. Anche di questa conservo una frase “IL mio corpo è pieno di cicatrici, sono le ali della mia santità”. La croce è fiorita.

Domenica primo dicembre è l’ora del congedo. Monsignor Di Cristina celebra la Santa Messa e il coro Pro Sanctitate di Pescara, diretto dalla Maestra Roberta Fioravanti, accompagna la celebrazione. Ovviamente non manca Dimmi Signore che m’ami! Un ultimo struggente tocco che affida il convegno al “padre”.

In una docu-storia preparata nel 2014 dal Centro Operativo di Pescara, vediamo una bellissima foto del fondatore che con una mano saluta tutti: poi la porta si chiude dietro di lui. Non è un addio, è un arrivederci.

 

Ninni Mazzei