Maternità surrogata: dono o business?

Presenze sociali, un’iniziativa del Movimento Pro Sanctitate di Roma per orientarsi in mondo liquido.

 

In principio fu il liberismo: minimizzare il ruolo dello Stato e degli apparati pubblici in economia. Si può essere d’accordo o meno (le ricette economiche non sono scritte nella Bibbia). Il fatto è che, dalla materia economica, il “liberismo” è finito per tracimare un po’ in ogni sapere e attività umana, divenendo una specie di diritto assoluto e primario (o almeno, diventandolo nella sua teorizzazione). E cosa c’è, in fondo, di più emozionante che l’affermazione di un diritto primario? Io stesso mi commuovo quando penso alla dichiarazione universale dei diritti dell’uomo. Ecco, per esempio “habeas corpus”!

Si. Se però il diritto a disporre del proprio corpo diventa oggetto di scambio economico, o peggio ancora, diventa strumento di privazione di privazione per un altro soggetto, allora lì non c’è più l’habeas corpus, ma piuttosto, per restare al linguaggio giuridico, un patto leonino. Cioè un patto ingiusto, cioè un patto illecito, cioè un patto che non deve essere riconosciuto dall’ordinamento giuridico. Chi ha il potere, infatti, si prende tutti i benefici, e chi non lo ha viene privato dei suoi, di diritti. Altro che habeas corpus.

 

E se vogliamo parlare di utero in affitto, potremmo anche finirla qui. Ma la peste liberista – che magari ha le sue buone ragioni in campo economico – continua sottilmente il proprio lavoro, sospinta in questo come in tanti altri campi dalla devozione di un sistema produttivo “di mercato” che si esprime con generosissimi oboli di San Pietro al nuovo dio. Ecco, si insinua e si afferma che in ragione del paradigma liberista tutto si può comprare, niente si deve sottrarre alla “oggettivamente” benefica mano del “mercato”. In altre parole, la legge deve illimitatamente arretrare consentendo sempre crescenti spazi di libertà – ma meglio sarebbe chiamarli spazi di esercizio del potere. Fino quando, e fino a dove? Gli ideologi del liberismo trionfante in genere glissano sulla domanda, dimentichi che uno dei più grandi maestri del pensiero liberale e liberista, Luigi Einaudi, osservava che la cosa più importante nella piazza del mercato è il cappello del carabiniere, cioè il ruolo del diritto: l’insieme delle condizioni per mezzo delle quali l’arbitrio dell’uno si accorda con l’arbitrio dell’altro in una legge universale di libertà.

 

Si osservi che tutte le considerazioni che precedono sono di carattere schiettamente filosofico, e non sembrano avere specifiche connessioni con alcuna “scelta religiosa”: è cosa da tenersi a mente, nel prosieguo della nostra riflessione.

Allora, se si vuole approfondire sulla Gestazione per altri, la prima obiezione che incontriamo, noi poveri mentecatti che intendiamo proibirla è proprio di carattere filosofico morale: molti infatti rappresentano questa orribile pratica come il frutto di un atto di generosità, anzi addirittura di amore (vedi un po’ dove va a cacciarsi l’amore). Io accolgo nel mio grembo femminile un embrione generato dal seme di un uomo con gli ovuli di un’altra donna, e lo faccio naturalmente per amore. Oppure faccio la stessa cosa con un embrione generato dal seme di un uomo con gli ovuli di una terza donna che però è anonima, non si sa chi sia (anche lei è una donatrice di ovuli “per amore”), e tutto ciò per consentire a due maschi di avere un “loro” bambino: molto poetico. Cosa mai c’entra in tutto ciò l’economia, il mercato? E infatti, secondo l’ottimo Vanity Fair, solitamente bene informato, molte dive di Hollywood ricorrono alla maternità surrogata. Mentre come noto lo stesso fanno tanti altri, maschietti stavolta, ansiosi di coronare un sogno d’amore con altri maschietti nel suo sbocco più logico e naturale un bimbo frutto del loro amore. (e di nuovo, vedi un po’ dove va a cacciarsi l’amore). Comunque, siamo sicuri che le donne che per nove mesi hanno portato in grembo le figlie i figli di tante dive lo hanno fatto, che diamine, per solidarietà umana, per compassione, come libera espressione di carità. Si tratta di amore. Sì, domani.

 

Per saperne di più, ascolteremo quanto ci racconterà Anna Cavallo, docente universitaria, fondatrice e presidente dell'Associazione culturale “Siamo così”: un gruppo di donne che approfondisce tematiche come la dignità della donna, la maternità, il ruolo della donna nella società odierna, l’educazione, la mercificazione della persona e del corpo della donna, fino alla vendita dei bambini, allo scopo di proteggere coloro che voce non hanno, per affermare con forza il diritto di ogni bambino a nascere e ad avere una madre e un padre.

 

Nella “giornata della donna”, infatti ci sarà l’appuntamento con “Presenze sociali” nella Parrocchia san Clemente I Papa, zona Conca d’oro, alle ore 17.30, ospite proprio Anna Cavallo.

 

Magari può esserci chi si chiederà cosa l’interesse per queste fantascientifiche tematiche abbia mai a che fare con la ratio e l’ispirazione del carisma Pro Sanctitate, ma io non ci credo molto: è infatti di una evidenza vorrei dire manifesta l’importanza che, in questo nostro felice tempo contemporaneo, in cui una innocua e comunque anche apprezzabile teoria economica è finita per diventare un assoluto filosofico che orienta addirittura le coscienze, e in cui qualunque desiderio viene scambiato per un diritto (ma piuttosto che di desiderio qui si dovrebbe parlare di un atto di volontà di potenza), la formazione delle coscienze, e il “conoscere per formare” sono, eccome, altrettanti cammini di santificazione e di servizio al prossimo, a cominciare dai più deboli, in ogni senso.

 

Il Progetto “Presenze sociali - orientarsi in un mondo liquido” che a partire da uno sguardo sulla nostra società, i media, la cultura mainstream, il movimento Pro Sanctitate propone per l’approfondimento di tematiche di attualità, per raggiungere un discernimento sul piano etico in mezzo a suggestioni ed esperienze le più diverse, ha quindi a mio avviso una sua ben fondata ragion d’essere.

 

Abbiamo scritto che ciò è necessario “in questo nostro tempo contemporaneo”: sia lecito aggiungere, sommessamente: in ogni tempo questo è stato vero. E vorrei concludere accennando che in questo cammino, storico perché si svolge nel tempo, appunto, ci si può trovare, e ci si trova, dei compagni di strada, degli alleati nella buona battaglia, fra i più impensabili. Spero che ne riparleremo.

 

 

Alberto Hermanin