Discepoli, missionari e santi

Discepoli, missionari e santi! Papa Francesco nella Evangelii Gaudium mette in evidenza il fatto che tutti i cristiani sono chiamati a una “uscita missionaria” e la missione deriva di per sé dalla chiamata alla santità: chiamata che è universale, di ogni battezzato, non esclusivo appannaggio di religiosi e sacerdoti.

In questa cornice attuale si colloca la presentazione “Discepoli, missionari e santi! Guglielmo Giaquinta e i laici nella Chiesa”, pensata come tappa del percorso della Diocesi tiburtina verso il Sinodo 2025. L’incontro si è svolto venerdì 6 maggio presso la parrocchia di Santa Maria del Popolo a Villalba di Guidonia. La prof.ssa Cristina Parasiliti, Oblata apostolica Pro Sanctitate, e il parroco don Marco Ilari hanno presentato la figura del Servo di Dio Guglielmo Giaquinta, vescovo di Tivoli e instancabile apostolo della chiamata universale alla santità. Nella sala del teatro parrocchiale numerose persone hanno partecipato a questo “momento fraterno ed assembleare” per ascoltare e rivivere il ricordo di un pastore sensibile e sempre attento alle pecorelle del suo amato gregge, come molti dei presenti hanno avuto occasione di testimoniare personalmente al termine dell’incontro.

Cogliere la luce che ci arriva attraverso la persona di Guglielmo Giaquinta, attraverso il suo carisma e soprattutto il suo ministero, sul tema della partecipazione dei laici alla missione della Chiesa: questo l’obiettivo dell’interessante excursus, dal Concilio Vaticano II ad oggi, rappresentato dalla prof.ssa Parasiliti.

Santità come vocazione fondamentale di ogni battezzato: si può dire che è stato il “chiodo fisso” di Giaquinta, il punto di riferimento attorno al quale ruota tutto il suo pensiero, la sua opera, la sua stessa vita. La vocazione alla santità è strettamente collegata alla universale vocazione alla missionarietà: il vero missionario è il santo, ci dice san Giovanni Paolo II. Il Servo di Dio ha colto il massimalismo di questa provocazione e ha annunciato la chiamata alla santità come dimensione profonda dell’essere cristiani, come caratteristica principale e pietra miliare del cammino della Chiesa nel comprendere se stessa.

Ordinato sacerdote nel 1939, maturò, nel servizio presso la parrocchia della Madonna dei Monti, sita nel centro storico di Roma, negli anni sconvolgenti della guerra e nell’accompagnamento pastorale e spirituale dei laici, la riflessione che lo condusse a intuire profeticamente come la chiamata alla santità sia rivolta ad ogni battezzato. Dal nucleo di giovani intorno a lui radunatesi prese vita la famiglia Pro Sanctitate, fondazione che raccoglie sacerdoti, laiche consacrate e laici intorno all’ideale dell’apostolato della universale chiamata alla santità. Dopo aver ricoperto diversi incarichi preso il vicariato di Roma, di cui fu segretario, come Vescovo di Tivoli ha vissuto un periodo di particolare fermento della Chiesa e della società, quello della “ricezione” del Concilio.

Don Marco Ilari ha potuto testimoniare in prima persona la passione del Vescovo Giaquinta nel suo impegno verso il proprio gregge, già come ragazzo da lui cresimato, e poi come giovane seminarista. Ne ricorda alcune tappe: nel marzo 1970, raccogliendo le indicazioni del decreto sull’apostolato dei laici, dà il via al Consiglio pastorale diocesano; nel 1971 propone la prima visita pastorale, da lui definita “visita diocesana fraterna”, non un controllo ma dal carattere di incontro di famiglia con il “padre” della Chiesa locale; ha a cuore la formazione, non soltanto dei sacerdoti, e avvia la scuola diocesana di teologia per laici che oggi infatti porta il suo nome; propone il primo convegno pastorale, da cui poi viene pubblicato l’importante documento finale nel dicembre 1978; nel 1979 convoca il convegno diocesano giovanile; negli ultimi anni dell’episcopato pone un’attenzione particolare verso la famiglia e nel 1981 istituisce la Commissione per la famiglia; del 1983 è la missione popolare cittadina a Tivoli, che lascia una forte impronta nelle parrocchie. Nel 1987, il 1° novembre, nell’omelia in cui annuncia la fine del suo episcopato, esorta i suoi con queste parole: nel donarci, nel servire, nel lasciarci condurre dallo Spirito, in questo contatto dolce con il Padre che è nei cieli, troviamo la santità.

E saluta i suoi dicendo: "Un padre, i figli non li dimentica!".

La presentazione dei relatori ha trovato infine un’eco di vita vissuta nel racconto dei parrocchiani presenti, molti dei quali hanno avvertito il desiderio di condividere un episodio, un ricordo, dove venivano messe in luce con gratitudine e affetto la delicatezza, il sorriso benedicente e la paterna bontà di mons. Giaquinta.

Paola Assenza