Un popolo in cammino di santità


 

 

 

 

«Il cammino sinodale che tutta la Chiesa sta vivendo ci è di ispirazione per capire il percorso che dobbiamo compiere anche noi come Movimento. La stessa domanda posta da papa Francesco “come sarà la Chiesa del terzo millennio”, emerge dalle potenzialità, dalle positività, dalle conquiste raggiunte e dalle difficoltà che il Movimento vive nelle diverse Nazioni: “Come sarà il Movimento del terzo millennio?”»

 

(Movimento Pro Sanctitate, Lettera della Presidenza Internazionale del 29 marzo 2022)

 

 

 

 

Stiamo vivendo un tempo veramente straordinario: per la prima volta, tutta la Chiesa, in ogni parte del mondo, si è messa in cammino come un’unica grande famiglia per riflettere su se stessa e sulla sua missione, alla luce del tema della sinodalità, proposto con grande decisione da papa Francesco come il sogno di Dio per la Chiesa del terzo millennio [1].

 

In questa cornice si colloca molto bene il tema che il Movimento Pro Sanctitate ha scelto per la Giornata della Santificazione Universale e per il cammino di formazione annuale: Un popolo in cammino di santità.

 

Una prima ispirazione viene da un passaggio della Lumen Gentium, nel quale si afferma con chiarezza che la nostra vocazione di discepoli di Cristo non è una scalata solitaria, ma una vocazione di popolo. Leggiamo, infatti, nella costituzione conciliare: “Dio volle santificare e salvare gli uomini non individualmente e senza alcun legame tra loro, ma volle costituire di loro un popolo, che lo riconoscesse secondo la verità e lo servisse nella santità” (n. 9). A distanza di quasi 60 anni, il Concilio ci raggiunge, ancora una volta, con il soffio dello Spirito, che ci spinge a rendere una testimonianza ancora più forte ed eloquente della chiamata ad essere popolo, ad essere suoi discepoli vivendo in profondità l’appartenenza al suo Corpo, che è la Chiesa.

 

Sinodalità è dunque essere popolo di Dio, chiamati a camminare insieme nella santità: possiamo cogliere in questo aspetto un invito a riscoprire e mettere in luce la dimensione comunitaria della santità, che apre alla dimensione apostolica, di annuncio.

 

 

 

Nella missione della Chiesa

 

Questo tempo dello Spirito ci conduce ad essere ancora di più pietre vive dell’edificio spirituale, a prendere parte con gioia, generosità e creatività alla missione che Cristo le ha affidato. Una missione che è anzitutto testimoniare e annunciare il Vangelo e vivere la santità nella concretezza del servizio.

 

La parola “insieme” indica lo stile della vita e dell’annuncio. Nella nostra famiglia spirituale assume anche la valenza di camminare, dialogare, lavorare, annunciare nella varietà delle vocazioni e dei modi di appartenenza, una ricchezza da custodire e valorizzare; ma ci mette anche in relazione con le altre realtà ecclesiali, verso le quali è importante curare una costante apertura e collaborazione.

 

Il Movimento Pro Sanctitate si inserisce, prende parte alla missione della Chiesa puntando l’attenzione sulla santità come vocazione fondamentale della persona, ai suoi riflessi sulla società e alla sua relazione con la fraternità.

 

“Ogni cristiano deve essere membro attivo e vitale nella Chiesa e il suo ruolo operativo è quello di testimoniare con la parola, con l'apostolato ma soprattutto con la vita, la validità del V capitolo della «Lumen Gentium» e cioè la vocazione universale alla santità. Ma come si può parlare di una casa, di un Padre, di un Fratello maggiore e di uno Spirito di amore, senza pensare a quanti vivono accanto a noi? Essi sono nostri fratelli perché amati dallo stesso Padre, redenti dallo stesso Cristo, mossi dallo Spirito Santo, aventi la nostra identica vocazione alla santità‑amore. Siamo tutti fratelli, dimoranti sotto la stessa tenda e insieme pellegrini verso la pienezza dell'amore del Padre. Ma siamo veramente tutti? Non ci sono dei fratelli ‑ molti, purtroppo! ‑ che non rispondono all’appello dell'amore perché non hanno ancora la fede o vivono in peccato o preferiscono la mediocrità o ignorano questa chiamata all'amore? Si profila chiara, a questo punto, la seconda dimensione, quella apostolica, della santità: pensare ai fratelli che non rispondono all'invito dell'amore” [2].

 

 

 

Ascolto e discernimento

 

Il primo anno del cammino sinodale è stato dedicato ad acquisire, affinare, rendere concreta e fruttuosa l’arte dell’ascolto: “ascoltare è più che sentire” ha ricordato spesso papa Francesco, è mettersi accanto ad ogni persona, non solo coloro con i quali si condivide il cammino di fede, ma con tutte le persone con le quali si condivide il cammino umano della vita. Ascoltare tutti perché ciascuno merita il nostro tempo e la nostra attenzione, ma soprattutto perché ogni persona, con la sua storia, le sue richieste, i suoi desideri e le sue speranze è uno strumento attraverso il quale lo Spirito Santo può farci conoscere ciò che Dio desidera da noi e per noi. L’ascolto è dunque la condizione fondamentale per poter discernere quali passi lo Spirito Santo ci chiede di compiere affinché il Movimento Pro Sanctitate cresca e la sua missione diventi efficace.

 

Questa prima tappa ci ha fornito le linee guida per proseguire il cammino affrontando il discernimento in modo ancora più concreto e profondo. E il punto di partenza è che si cammina veramente solo “insieme”, come Chiesa, come Corpo di Cristo, come popolo che cammina e cresce nella santità.

 

Il discernimento richiede che si individui su cosa discernere, e certamente si presentano a noi due aspetti.

 

Il primo è proprio il camminare insieme e ci interpella sulla nostra identità: quanto si sta dicendo sulla Chiesa a proposito della sinodalità sta trovando attuazione nella nostra famiglia? Siamo chiamati a mettere tutto il nostro impegno a crescere nell’unità e nella corresponsabilità, nel servizio reciproco e nell’apertura affinché ciascuno trovi spazio per esprimersi e per mettere in comune i doni di Dio che ha ricevuto.

 

 

 

Fraternità e apostolato

 

Leggiamo nel Vangelo[3] che Gesù invia i settantadue discepoli a due a due: l’unità nella fede, l’amore fraterno, la condivisione della missione sono elementi che rendono credibile il nostro annuncio. Camminare insieme non è solo lo stile della nostra vita, ma anche il contenuto dell’annuncio.

 

Il secondo aspetto è proprio l’annuncio: non si tratta di riflettere e interrogarci sulle attività da organizzare o i contenuti da proporre, ma è in primo luogo una provocazione dello Spirito a riscoprire il cuore della nostra vocazione, del carisma del Movimento Pro Sanctitate: è l’apostolato!

 

Che cos’è l’apostolato per noi oggi? Nella sua sostanza è ciò che ha pensato il nostro Fondatore: non solo trasmettere un messaggio interessante e farlo in maniera convincente e accattivante, ma soprattutto essere testimoni credibili e coerenti della chiamata alla santità, accolta nella nostra vita. La via migliore, la prima, per annunciare la santità è viverla e così irradiarla attorno a noi. Se vogliamo essere un popolo di santi che cammina insieme occorre dire ogni giorno il nostro sì alla proposta di Dio di camminare con Lui.

 

Camminare insieme nella santità per annunciare con la concretezza della nostra testimonianza che Dio non ci lascia soli, ma si rende presente dove anche solo “due o tre sono uniti nel suo nome” (Mt 18, 20).

 

“Il Signore, nella storia della salvezza, ha salvato un popolo. Non esiste piena identità senza appartenenza a un popolo. Perciò nessuno si salva da solo, come individuo isolato, ma Dio ci attrae tenendo conto della complessa trama di relazioni interpersonali che si stabiliscono nella comunità umana: Dio ha voluto entrare in una dinamica popolare, nella dinamica di un popolo”[4].

 

Nessuno si salva da solo, nessuno diventa santo da solo, perché la chiamata alla santità è un dono da accogliere e da condividere.

 

 

 

Nella concretezza del servizio

 

La missione della Chiesa non si svolge solo dentro i suoi “confini”. L’annuncio del Vangelo si coniuga con il servizio all’umanità, perché ci ricorda il Concilio che “le gioie e le speranze, le tristezze e le angosce degli uomini d'oggi, dei poveri soprattutto e di tutti coloro che soffrono, sono pure le gioie e le speranze, le tristezze e le angosce dei discepoli di Cristo, e nulla vi è di genuinamente umano che non trovi eco nel loro cuore. La loro comunità, infatti, è composta di uomini i quali, riuniti insieme nel Cristo, sono guidati dallo Spirito Santo nel loro pellegrinaggio verso il regno del Padre, ed hanno ricevuto un messaggio di salvezza da proporre a tutti. Perciò la comunità dei cristiani si sente realmente e intimamente solidale con il genere umano e con la sua storia”[5].

 

Siamo chiamati, con la Chiesa, ad annunciare il Vangelo con la testimonianza della vita, con le parole e con il servizio, concretizzazione della carità.

 

“Ogni cristiano, nella misura in cui si santifica, diventa più fecondo per il mondo”[6]: la santità non è una dimensione solo spirituale, ma è impegno a rendere il mondo più bello, più giusto, più fraterno, a portare il frutto dello Spirito[7] dentro il mondo, dentro le attività quotidiane, in ogni luogo dove si costruisce la città degli uomini. “C’è da chiedersi se, in quanto chiamati alla santità, non dobbiamo piuttosto riuscire a pensare e a costruire un tipo di città nella quale si possa vivere da fratelli, da chiamati alla santità”[8]: con queste parole il Servo di Dio Guglielmo Giaquinta sintetizzava il concetto della santità sociale, ad essere santi nel nostro tempo, dentro la storia.

 

 

 

Cristina Parasiliti

 



[1] “Proprio il cammino della sinodalità è il cammino che Dio si aspetta dalla Chiesa del terzo millennio”: Papa Francesco, Discorso in occasione della commemorazione del 50° anniversario dell’istituzione del Sinodo dei Vescovi, 17 ottobre 2015.

[2] Guglielmo Giaquinta, L’amore è rivoluzione, 106.

[3] Cfr. Lc 10, 1.

[4] Papa Francesco, Gaudete et Exsultate, 6.

[5] Concilio Vaticano II, Costituzione pastorale Gaudium et Spes, 1.

[6] Papa Francesco, Gaudete et Exsultate, 33.

[7] “Il frutto dello Spirito è amore, gioia, pace, magnanimità, benevolenza, bontà, fedeltà, mitezza, dominio di sé”: Gal 5,22.

[8] G. Giaquinta, La spiritualità del Movimento Pro Sanctitate.