Santi per un nuovo umanesimo

1° Novembre, Giornata della Santificazione Universale. Questa iniziativa è stata pensata e promossa per la prima volta, nel 1957, da un giovane sacerdote romano, don Guglielmo Giaquinta, ora Servo di Dio, Fondatore del Movimento Pro Sanctitate, col desiderio di offrire ad ogni cristiano una opportunità per pregare e riflettere, personalmente e comunitariamente, sulla vocazione di ciascun uomo alla santità. Da allora, ogni anno, il Movimento Pro Sanctitate anima, promuove e diffonde questa Giornata con iniziative di diverso genere, in tutti i centri presenti nel mondo e in tutte le parrocchie e le diocesi, che richiedono questo servizio.

La santità, che è vocazione personale di ogni uomo amato immensamente dal Padre ma anche invito a camminare “in cordata” per percorrere insieme ad ogni fratello il sentiero che porta a Dio, investe tutte le dimensioni interiori, relazionali e spirituali dell’animo umano. Ed è per questo che ogni anno, in sintonia con la vita e il percorso pastorale della Chiesa universale, viene proposto un tema specifico su cui riflettere. Il tema di quest’anno, “Il santo uomo vero”, ci prende per mano e ci richiama a pensare che la nostra vita spirituale non può prescindere da un impegno concreto a curare, con molta attenzione, la nostra umanità, perché – come diceva Mons. Giaquinta – “quanto più solida sarà la base naturale, tanto più può essere elevato l’edificio soprannaturale”. Ogni uomo, nel suo essere persona dotata di potenzialità e bisogni, realizza pienamente se stesso, quando riesce ad esprimere al meglio la ricchezza e la bellezza dei suoi doni. E quando ogni dote personale è orientata al bene, all’amore verso gli altri e verso Dio, al desiderio di aprirsi ad una vita che trabocca nell’Eternità, allora l’uomo sta camminando verso la santità. Non c’è nulla, di autenticamente umano, che non possa diventare un ponte per avvicinarsi a Dio: ecco perché diventare santi significa essere pienamente uomini.

In questo senso ci viene proposto un itinerario concreto per educare la nostra umanità e crescere, passo dopo passo, nelle virtù naturali. Primo passo: la conoscenza di noi stessi che ci porta a fare verità e a riconoscerci per quello che siamo, in vizi e virtù, perché è da qui che dobbiamo partire. Secondo passo: formare il nostro intelletto, cercando di intendere al meglio le situazioni, gli eventi, le persone; questo ci permette di aprire la nostra mente e di vedere la realtà, depurandola da pregiudizi e preconcetti; ci aiuta a liberarci dai condizionamenti e ci avvicina alla Verità, che ci rende uomini liberi. Terzo passo: formare la nostra volontà, liberandola dalla pigrizia e dalla indolenza, cercando di orientarla al Bene e di avvicinarla a quella di Dio; è così che potremo compiere scelte giuste, anche se faticose, e andare sempre oltre, senza cedere alla tentazione di sederci sulle scelte di comodo. E ancora formare il nostro carattere, limitandone gli aspetti negativi e potenziando quelli positivi, i nostri  sentimenti, accrescendo in noi un amore vero e libero (verso noi stessi, verso gli altri e verso Dio), le nostre azioni, perché siano coerenti con i nostri propositi e i nostri rapporti sociali intessendoli di ottimismo, lealtà, solidarietà, gentilezza. Infine, ci viene consegnata la virtù del sorriso: non costa nulla ma ha un valore inestimabile, è uno strumento sempre disponibile ma forse ancora poco utilizzato. Scriveva Mons. Giaquinta: “I santi autentici sono anime sorridenti perché sono anime piene di gioia. Il Signore ci ha lasciato la pace: il sorriso ha dunque un valore naturale e soprannaturale. Guardate che il mondo ha bisogno di sorriso, di quel sorriso che è espressione di bontà e di comprensione. Bisogna imparare a sorridere!”.

D’altra parte se guardiamo a Gesù e scrutiamo la sua persona, così come ce la raccontano i Vangeli, scopriamo in lui lineamenti interiori profondamente umani: la sua affabilità, gentilezza, fortezza, il suo equilibrio, il suo parlare libero e schietto, il suo essere coraggioso, generoso, onesto e paziente. Il santo, chiamato ad imitare in tutto Cristo Gesù, vero Dio e vero Uomo, è come Lui, un uomo vero, un uomo che aderisce alla volontà di Dio a livello di pensiero, di volontà, di cuore, di vita. Pensiero, volontà, cuore, sono tutte facoltà umane “chiamate” ad armonizzarsi con la volontà divina. E quando l’uomo apre il cuore all’accoglienza dei disegni di Dio, lo Spirito, pian piano, ridisegna il suo volto rendendolo “perfettamente” umano, riportandolo a quella perfezione primordiale di fronte alla quale il suo Creatore riconobbe una “cosa molto buona” (Gn 1,31).

 

Roberta Fioravanti 

pubblicato su La porzione.it il 21/10/2010