Cari fratelli e sorelle, cari amici.

È veramente bella la festa di oggi. La sentiamo potentemente attraversata dalla luce gioiosa della Pasqua. E non è forse, la festa di Tutti i Santi, il frutto più pieno e maturo della Pasqua del Signore? Abbiamo ascoltato poc’anzi il veggente dell’Apocalisse, narrarci una visione grandiosa: “Vidi una moltitudine immensa, che nessuno poteva contare… Stavano tutti in piedi davanti al trono e davanti all’Agnello, avvolti in vesti candide…” E uno degli anziani rivolgersi a lui dicendo: «Questi che sono vestiti di bianco, chi sono e da dove vengono?». E il veggente: «Signore mio, tu lo sai». E lui: «Sono quelli che vengono dalla grande tribolazione e che hanno lavato le loro vesti, rendendole candide nel sangue dell’Agnello».

Proprio a questo punto siamo entrati noi nell’azione sacra con la parola della liturgia:

«Ecco la generazione che cerca il tuo volto, Signore!».

I nostri santi l’hanno cercato, il volto di Dio, passando attraverso la “tribolazione”: i martiri, quella “grande” del martirio; i vergini, quella non meno grande della costosa fedeltà verginale; gl’innumerevoli fedeli laici e laiche, quella dell’onesto, andar troppo frequente contro corrente nel difficile compimento del dovere quotidiano. Hanno conservato tutti, uomini e donne, immacolata la veste della loro anima immergendola nel sangue dell’Agnello risorto come in un incessante bagno battesimale.

«Ecco la generazione che cerca il tuo volto, Signore!».

La generazione, le tante generazioni di santi nostri fratelli e sorelle che ci hanno preceduto nella ricerca del volto di Dio. A una generazione a noi più vicina è appartenuto il Servo di Dio Guglielmo Giaquinta, vescovo e fondatore del Movimento Pro Sanctitate. Sono qui per ricor­darlo insieme con noi, coinvolgendoci nella loro personale venerazione piena di gratitudine, alcuni membri di questo Movimento. Provengono da diversi centri della nostra Sicilia, tutti consapevoli di dovere a lui, alla sua passione di narratore di Dio la consapevolezza di essere amati da Dio e il desiderio di farsi santi, di intrecciare le loro storie personali con la vita di Dio tre volte santo, Padre del Signore Nostro Gesù Cristo. È con questa caratteristica di narratore di Dio che si può definire la vita e la missione di mons. Giaquinta.

Ci hanno colpito le parole ricche di emozione della Prima Lettera dell’apostolo Giovanni:

«Carissimi, vedete quale grande amore ci ha dato il Padre per essere chiamati figli di Dio, e lo siamo realmente!». Sono le parole che hanno dato slancio al narrare sacro di mons. Giaquinta. Ci ha narrato l’amore “eccessivo” di Dio per noi, le speranze che Egli ha su ciascuno di noi, ci ha aiutati a immaginare i progetti alti e stupendi che Egli ha nei confronti di tutti, tutti, i suoi figli. È stato pioniere dell’annuncio della vocazione universale alla santità, facendo di questo annuncio la bandiera del suo apostolato di sacerdote e di vescovo.

Un narratore di Dio credibile è stato Padre Guglielmo. Narrare in effetti è cosa diversa che parlare o insegnare. È comunicare l’esperienza di una emozione. Per questo ogni narrazione è testimonianza. I santi narrano silenziosamente, con la loro vita, quanto Dio ha fatto per loro e in loro: in questo senso sono i testimoni più qualificati della santità contagiosa di Dio. Si sono lasciati invadere dalla sua santità fino al centro delle loro anime. Uomini come me e come voi, che a un certo punto della loro vita si sono imbattuti in Gesù Cristo. Hanno capito che dinnanzi a Lui c’era da prendere posizione. San Luca parla nel suo Vangelo di un demonio che, incontrato Gesù, capì chi egli era veramente e “cominciò a gridare forte: «Basta! Che vuoi da noi, Gesù Nazareno? Sei venuto a rovinarci? Io so chi tu sei: il santo di Dio!». Aveva capito, ma non si era deciso per Lui: non intendeva decidersi per lui. Al contrario, i nostri santi si sono incamminati con Lui. Ricordate Andrea e l’altro discepolo? «Maestro, dove abiti?». «Venite e vedete», dice il Maestro. L’hanno conosciuto, hanno capito, un giorno dopo l’altro, un giorno un po’ più dell’altro, sono rimasti con Lui, e si sono decisi per Lui, sempre più tenacemente, sempre più conquistati dal mondo esaltante e impegnativo delle sue beatitudini: «Beati i poveri in spirito… Beati i miti… Beati gli affamati e assetati di giustizia… Beati i misericordiosi… Beati i puri di cuore… Beati gli operatori di pace…». Beati anche se sarete nel pianto, perché sarete consolati… Beati pure quando sarete insultati, perseguitati e calunniati per causa mia, perché grande è la vostra ricompensa nei cieli.

Ecco la generazione che cerca il tuo volto, Signore!

E come vorremmo anche noi far parte, fin da ora, di questa generazione. Glielo dobbiamo, a nostro Padre Dio, che per il folle amore con cui ci ha amati, ha dato il Figlio suo amatissimo, specchio limpidissimo della sua santità, per stare con noi, compagno e modello del nostro cammino terreno: Lui, che morendo per noi uomini e per la nostra salvezza, ci ha fatto dono del suo Spirito, Santo e santificatore.

Siamo “concittadini dei santi e familiari di Dio”. Dobbiamo anche a loro, ai nostri santi e alla loro Madre e Regina, Maria SS., ai quali tanto spesso chiediamo di intercedere per i nostri bisogni, non rare volte angusti e di scarso orizzonte, che ci mettiamo a cercare davvero il volto di Dio. Ci aiutino anch’essi a cercarlo senza stancarci mai.

E avverrà che anche il mondo, per grazia di Dio, per la bontà delle nostre opere e la bellezza delle nostre vite, potrà essere più buono e più bello di quanto,venendovi, lo abbiamo trovato. Così sia.



+ Salvatore Di Cristina

Arcivescovo emerito di Monreale

Assistente Ecclesiastico Nazionale del Movimento Pro Sanctitate