Eroi di un mondo distopico

Perchè il genere distopico affascina così tanto i ragazzi, tanto al cinema come nella lettura? Cosa li spinge a leggere storie che raccontano di “un'isola che non c'è” dove, al posto di aspettative e desideri di felicità, regna negatività e oppressione mascherati di  finta perfezione e falsa giustizia? Forse è un modo per proiettare in un ipotetico futuro le paure dell'oggi? Forse perché i giovani sono così privi di speranza  da non essere più capaci di sognare un mondo migliore? Forse perchè le grandi utopie del passato hanno fatto cilecca e i giovani di oggi sono molto più realisti? Forse perchè amano identificarsi in questi “eroi adolescenti” che riescono a superare le loro paure e a ribellarsi ad un sistema che li vuole dominare e schiacciare e dunque esprime il loro desiderio di libertà?

Più o meno sono queste le domande che ci hanno spinto a proporre il tema della distopia  per lo “spazio giovani” del Centro Operativo di Catania. Abbiamo iniziato a Novembre con un Cineforum e abbiamo visto e discusso su “Divergent”. A Gennaio invece abbiamo proposto un incontro letterario dal tema “Da Orwell a Lowry : universi distopici a confronto”.  Ci ha aiutati in questo confrono tra il celebre libro di Orwell “1984” e il recente racconto della Lowry “The Giver”, il prof. Alessandro Salerno, docente di Storia e Filosofia presso il liceo classico-scientifico “Concetto Marchesi” di Mascalucia. Ancor prima di mettere in luce divergenze e convergenze tra “1984” e “The Giver”, il prof. Salerno ha sottolineato due aspetti introduttivi importanti e necessari.

La prima riguarda l'origine del genere distopico, che non solo risale al '600 (ha citato “La Città del Sole” di Tommaso Campanella) ma addirittura a Platone che ne “La Repubblica” non fa altro che parlare di un mondo distopico.  Mentre Alessandro spiegava il “mito della caverna”,  pensavo a quanto è antica l'intuizione che la “verità” va ben oltre la realtà che vediamo e percepiamo; che l'anelito alla libertà e alla vera conoscenza è patrimonio di chiunque non si accontenta delle risposte acquisite, date.

Il secondo aspetto introduttivo è stato spiegare la differenza tra utopia e distopia, entrambe proiezioni nel futuro. Mentre l'utopia è un sogno di felicità futura, di una società migliore - è ciò che ha suscitato le grandi rivoluzioni del passato - la distopia parla di un futuro pericoloso, brutto, negativo. I due testi presi in questione divergono perchè “1984” è considerato un classico della letteratura mondiale moderna, mentre “The Giver” appartiene al genere di letteratura per ragazzi. Inoltre è diversa la conclusione: “The Giver” lascia spazio ad una speranza, mentre “1984” ha un epilogo totalmente pessimista. Convergono invece nei temi di fondo: l'onnipotenza del potere, il controllo totale dell'individuo, anche della memoria, l'abolizione di quest'ultima, la ribellione del singolo individuo. Ho riconosciuto due domande attraversare tutto l'incontro: qual è la motivazione e la conseguenza del pensare un “presente” schiacciato da un passato negativo e orribile e da un futuro disastroso e terribile? Se il genere distopico sta avendo così tanto successo (nelle librerie intere pareti sono riservate a questo genere di lettura!)  e se è reale il rischio che le cose di successo siano mirate, è possibile che tutto ciò nasconda una sottile ma inevitabile induzione all'individualismo? Le case editrici hanno individuato un interesse o lo hanno creato?  Proprio vera la citazione di Spinoza: “Il potere tende a dividere e a rattristare”! Se ci si crede impotenti, se si pensa che “tanto non c'è niente da fare perchè le cose sono andate sempre così e andranno sempre così”, chi ha interesse a mantenerci passivi, ingabbiati e paralizzati vince.

Si potrebbe obiettare: il fatto che i personaggi di questi racconti si ribellano, non significa che in fondo i ragazzi aspirano a questo? E vi trovano esempio, ispirazione? Ciò che non trovano nella realtà, nel mondo degli adulti? Tante domande, poche risposte...ma va bene così! L'importante è pensare, confrontarsi, crescere nella direzione del bene, della libertà, della verità! Gesù certamente non aveva letto Platone, ma pur conoscendolo, ha espresso un pensiero tutto suo quando ci ha detto: “La verità vi renderà liberi”.

Io personalmente credo che i ragazzi appassionati di questo genere di lettura stiano cercando un "perchè" e una "via d'uscita". E quindi come cristiana mi sento interpellata alla grande: da 2000 anni e più  la risposta è sotto i nostri occhi! Nostro compito indicarla e saperla indicare!

Mi è piaciuto molto come Alessandro ha concluso il suo intervento: ricordando l'Apocalisse, la grande utopia di noi cristiani! Noi cristiani siamo certi che un mondo migliore verrà perchè la nostra speranza poggia su Dio, sulla sua promessa, già iniziata a realizzarsi con Gesù.

Mi è stato inevitabile pensare a Padre Guglielmo! C'è un capitolo di “L'Amore è Rivoluzione” intitolato “l'utopia dei santi”...vale la pena rileggerlo!

“Cosa intendiamo per utopia? Evidentemente non il sinonimo di fantasticheria, chimera, follia o assurdità. Utopia è l'ideale che, non essendo né realizzato né realizzabile nella sua totalità, non ha un luogo e quindi è, etimologicamenete, utopico.Parlando della santità universale e totale diciamo che essa non esiste di fatto in questo mondo e quindi è utopica, però  è una realtà in Dio e in Cristo e può parzialmente essere attuata da tutti noi”. (Guglielmo Giaquinta)

La conclusione? Impegniamoci seriamente a cambiare il mondo, credendoci e iniziando dalle piccole cose. Anche creare degli spazi di dialogo, come stiamo cercando di fare, dove potersi confrontare, scoprire la bellezza e la verità che aspettano di essere scoperti e riconosciuti, attivare quel processo di cambiamento che si chiama “formazione della coscienza”, presupposto indispensabile perchè l'utopia sia resa possibile.

 

“E vidi un cielo nuovo e una terra nuova: il cielo e la terra di prima infatti erano scomparsi e il mare non c'era più. E vidi anche la città santa, la Gerusalemme nuova, scendere dal cielo, da Dio, pronta come una sposa adorna per il suo sposo. Udii allora una  voce potente, che veniva dal trono e diceva:

Ecco la tenda di Dio con gli uomini!

Egli abiterà con loro

ed essi saranno suoi popoli

ed egli sarà il Dio con loro, il loro Dio.

Egli asciugherà ogni lacrima dai loro occhi

e non vi sarà pù la morte

né lutto né lamento né affanno,

perchè le cose di prima sono passate”.

     Apocalisse 21, 1-4

 

 

                                                  Sonia Chiavaroli