Cosa c'entro io con la santità?

G. Giaquinta - 1984

La parola santità ci fa pensare subito a Dio, ci fa pensare al Papa quando lo chiamiamo Santità, ci fa pensare forse a qualcosa che è altro da noi, di alto, diverso, irraggiungibile. Io cosa c’entro con la santità? Dietro le statue, le processioni, le immaginette, ci sono delle persone come noi, che hanno vissuto in questo mondo, che non sono nate con l’aureola: hanno avuto il loro carattere, una loro personalità, delle fragilità, ma hanno fatto entrare Dio nella loro vita, sono cresciute nel suo amore e così sono diventate sante. Dice il Papa “Qualcuno pensa che la santità è chiudere gli occhi e fare la faccia da immaginetta. No! Non è questo la santità!”

Cosa NON è la santità?

1. Non è una meta impossibile

2. Non è una chiamata solo per pochi eletti

3. Non è passare una vita in convento a pregare

4. Non è roba di altri tempi

5. Non è essere moralisti

6. Non è qualcosa che riguarda suore e preti

7. Non è rifiutare il mondo

8. Non è passare la vita nella sofferenza, nella tristezza

9. Non è vivere io e Dio soltanto

 

1 Non è una meta impossibile. Alcuni ci sono arrivati! I santi ci sono stati, ci sono e ce ne saranno. Hanno caratteristiche diverse, doni diversi, ma con un unico obiettivo: seguire il Maestro. La santità è storia della Chiesa…. Ancora dopo secoli parliamo di San Lorenzo, o di Antonio, Rita, Francesco, per arrivare fino ai nostri giorni:  don Pino Puglisi… Papa Giovanni Paolo… Chiara Badano, Chiara Corbella…

2 Non è una chiamata solo per pochi eletti E’ per tutti, per ciascuno, personale. Il Signore ha un progetto, un sogno, una bella notizia: tu, io, siamo chiamati ad essere santi. E’ una proposta di Dio, un’indicazione. Ha fiducia che noi possiamo “riprenderci” l’essere fatti a sua immagine e somiglianza. La santità è essere innamorati di Colui che ci ha creati a tal punto di volergli somigliare: l’amore rende simili. La santità è non vivere come se il Signore non ci fosse. Siamo i familiari di Dio! Siamo la sua famiglia! Ci pensiamo che veniamo da Dio, da Gesù? Voglio somigliare a mio Padre? La santità è voler somigliare a Gesù.

3 Non è passare una vita in convento a pregare. La santità è vivere in compagnia di Gesù, in tutto quello che sono e che faccio, che penso… far sì che io dialoghi con Lui, mi faccia consigliare, mi sfoghi pure se ce n’è bisogno. Non c’è il tempo dedicato alla preghiera ma tutto diventa preghiera, non c’è il luogo della preghiera, c’è il Signore in ogni luogo, a scuola, in ufficio, in famiglia…sempre. Gesù ha mangiato con i peccatori, ha toccato i lebbrosi, ha parlato con l’adultera, con la samaritana. In ogni luogo possiamo scorgere la sua presenza, scoprire la sua provvidenza, il suo sostegno…a volte il suo silenzio, perché i tempi di Dio non sono i nostri, ma il silenzio non è assenza. I santi hanno creduto a tutto questo. Non hanno lasciato in Chiesa Gesù, se lo sono portati dietro, lo hanno fatto vivere in loro, lo hanno mostrato con le loro scelte coraggiose, con tutto quello che potevano donare. La santità è qualcosa che il mondo attende da noi, la pretende… il mondo non ha bisogno di cristiani mediocri… ma di cristiani santi.

4 Non è roba di altri tempi. Abbiamo bisogno di persone positive, buone, che sanno conciliare vangelo e vita, preghiera e azione… che credono e lottano per i valori più belli….come l’onestà, la coerenza… la santità è attuale, è necessaria, la santità aspetta di incarnarsi in noi per rendere più vivibile, bello questo mondo. Inizia tu…comincia, credici… Tu sei chiamato a diventare santo!

5 Non è qualcosa che riguarda suore e preti. Chiediamoci: Ma io nel mio paese, nel mio quartiere, in chiesa, a lavoro, in famiglia… sono luce o sono ombra che offusca la santità? Le persone quando mi incontrano scappano o ricevono qualcosa da me che li rimanda a Dio? Sono portatore di bene? Sono una persona che crea attorno a sé un ambiente sereno o sono litigioso, egoista? Perché il santo è santo durante tutta la giornata…

6 Non rifiuta il mondo. E’ vero non ci conformiamo alla mentalità di questo secolo ma siamo nel mondo, lo amiamo così come lo ama il Padre che ha tanto amato il mondo da dare suo figlio per salvarlo. Ci stiamo non come spettatori ma come persone che creano relazioni. Stiamo con gli altri, accompagniamo, ci prendiamo cura, ci interessiamo dei fratelli. La santità è il volere il bene degli altri, aiutare, non fare distinzione o preferenze di persone. L’altro di fronte a me è figlio di Dio.

7 Non è moralismo ma misericordia. Non siamo i giustizieri della notte, accusiamo il peccato ma amiamo il peccatore, Gesù dava nuove possibilità di vita: è più importante la persona che la legge, non puntiamo il dito ma indichiamo il Maestro, non ci sentiamo giusti ma facciamo parte dei peccatori perdonati.

8 Non è passare la vita nella sofferenza, nella tristezza. La santità non è sofferenza, è pienezza di vita . “ Sono venuto perché abbiano la vita e l’abbiano in abbondanza” dice Gesù. I santi non vanno alla ricerca della sofferenza ma sanno vivere i momenti di sofferenza dandogli un senso, senza disperarsi, avendo la capacità di offrire, perché convinti di partecipare all’opera redentiva di Cristo, sicuri che le sofferenze del momento presente non sono paragonabili alle gioie future. I santi sono persone gioiose perché hanno la vita piena, ricca di senso, consapevoli di una meta da raggiungere. Non si annoiano : pregano, servono, lodano, si accorgono delle necessità dei fratelli, si interessano di tutto e di tutti.

9 Non è vivere io e Dio soltanto. I santi sono coloro che si chiedono… cosa posso fare per gli altri? Non basta stare bene con Dio, vogliono stare bene con gli altri, vogliono servire e non essere serviti. Impariamo da Gesù i gesti del servizio. Le sue mani accarezzavano, benedicevano, guarivano, scrivevano sulla sabbia. I suoi piedi erano sempre in movimento per andare incontro agli altri ma si sapevano fermare quando era necessario. I suoi occhi erano ricchi di amore, ma anche pieni di lacrime su Gerusalemme, le sue orecchie erano pronte ad ascoltare il Padre e i fratelli. Per tutti aveva la parola giusta, quella che serviva in quel momento… e il suo cuore? Il suo cuore conteneva tutti perché per tutti era venuto e a tutti doveva salvare. Impariamo da Lui.

 

28/01/2015

Maria Francesca Ragusa